Ieri passeggiavo per le strade di Riccione, la città dove vivo, dove fra due mesi si voterà, ho incontrato più candidati alle elezioni che turisti.
Un anno fa a Rimini, c’erano candidati sindaci che lanciavano la sfida annunciando il numero delle liste a proprio sostegno.
Nomi svariati di fantasia.
Dentro mogli, fidanzate, figli, parenti, dipendenti.
Di tutto. Così è dappertutto.
L’Italia è diventato un popolo di candidati a tutto, ovunque.
Quartieri, Comune, Regione, Parlamento, Governo. Ovunque.
Tutti fanno politica. Tutti sono contro la politica.
Sono due le premesse fondamentali.
Per fare politica.
Ognuno deve dire che lui o lei, non è un politico o una politica.
E soprattutto, soprattutto, questo è importante, deve dire che non ha mai fatto politica prima.
Per fare politica devi avere un curriculum lindo.
Pulito.
Putin direbbe: depoliticizzato.
Perché se dici che non sei politico, se non hai mai fatto politica, hai più possibilità di fare politica.
Così vuole il popolo.
Quindi diamo consenso ai non politici per fare politica, per poi lamentarci dei politici che prima non facevano politica, perché non fanno una buona politica.
Così fa il popolo.
Eleggiamo gente per il miracolo che fa diventare politico l’antipolitico, che la sera del risultato elettorale si autonomina statista.
Gradino più alto del politico.
Un minuto dopo il voto tutti, tutti, eletti e no, sentono il diritto di diventare Ministri, sottosegretari, assessori, se eletti.
Presidenti o vice presidenti di aziende pubbliche se non eletti.
Carovane di candidati a tutto che cercano, spasmodicamente, una poltrona grazie alla proprie personali e collettive battaglie contro le poltrone.
Per il nuovo.
Così abbiamo corrotto l’impegno pubblico spacciandolo per impegno contro la cattiva politica, la corruzione.
Degli altri.
Dura da trenta anni questa roba qua.
Così abbiamo disintegrato ogni competenza.
Ogni professionalità politica.
Ogni passione politica.
Ogni capacità di visione.
Continuando a chiedere alla politica e non a noi stessi, come dovremmo, di cambiare.
Così tutto continuerà a cambiare.
Sempre verso il peggio
Sergio Pizzolante