La strada per il governo sembra di nuovo in salita. Unidos Podemos e i socialisti del Psoe, attaccati di un soffio, non hanno i numeri necessari per neutralizzare i Popolari e tentare una maggioranza alternativa.
A pochi giorni dal referendum, che ha sancito l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, a Bruxelles gli euroburocrati guardano con preoccupazione i risultati delle elezioni in Spagna temendo seriamente un effetto domino che potrebbe travolgere il Vecchio Continente. Trentasei milioni di elettori sono stati chiamati di nuovo a votare per cercare di formare un nuovo parlamento e un nuovo governo. Ma, anche a questo giro, c’è il concreto pericolo di un risultato praticamente identico a quello dello scorso 20 dicembre che ha portato all’ingovernabilità politica. I popolari si aggiudicano il 33% delle preferenze, conquistando 137 seggi sui 350 disponibili. Col 22,7% delle preferenze i socialisti del Psoe hanno 85 seggi. Attaccato di un soffio Unidos Podemos di Pablo Iglesias che col 21,1% delle preferenze si garantisce 71 seggi. Infine, ai liberali di Ciudadanos, che si aggiudicano l’13%, vanno 32 seggi.
Dopo il voto di oggi il premier uscente Mariano Rajoy tornerà a trattare con gli altri partiti. Ora, però, può vantare una maggiore autorevolezza. E proverà a governare, anche se in minoranza. D’altra parte il deludente risultato della sinistra rende pressoché impossibile la formazione di una maggioranza progressista formata dai socialisti del Psoe e da Podemos. I due partiti potrebbero, tuttavia, cercare di allargarsi ai nazionalisti baschi del Pnv o cercare l’astensione degli indipendentisti catalani di Cdc e Erc. Il quadro rimane complesso. E un terzo scrutinio, magari fra tre o quattro mesi, non sembra poi così impossibile.