Quello da Lecco ad Udine è stato l’ultimo viaggio di Eluana Englaro. Alla casa di cura “la quiete” verrà attuato il protocollo del distacco dell’alimentazione forzata. Durerà tre giorni, poi verrà tolto il sondino. E allora non resterà che attendere la fine.
Intorno a lei compassione, dolore, rabbia. Sentimenti che Eluana non prova più da 17 anni, da quando è entrata in coma vegetativo. Alla fine suo padre ce l’ha fatta. Ha vinto la sua battaglia. Dopo tante lotte, appelli, lettere aperte, è riuscito ad ottenere che sua figlia smettesse di vivere. Una vittoria amara, la sua, e forse è anche sbagliato parlare di vittoria, (perché la morte di una figlia non può esserlo). Ma Peppino Englaro chiedeva “ di liberare” Eluana, di mettere fine alla sua agonia. Una scelta che ha scatenato le proteste di chi difende la vita ad ogni costo, e che ritiene gravissimo decidere per quella altrui. La sentenza divide le coscienze. E la voce della Chiesa si è alzata forte, per ricordare confini etici invalicabili. Sospendere cibo e acqua ad un paziente in stato vegetativo per la santa Sede è un assassinio. Nella strada dove difesa del diritto e della vita si incrociano, Eluana diventa un simbolo.
Fonte:San Marino RTV