Embargo e price cap, ira di Mosca verso Ue e G7

Lunedì entra in vigore l’embargo Ue alle importazioni (via mare) di petrolio russo e, stando alle stime della Commissione, circa il 94% del greggio di Mosca destinato all’Europa sarà bloccato. Il 5 febbraio sarà poi la volta dei prodotti petroliferi raffinati. Sempre lunedì entrerà in vigore il tetto ai prezzi del greggio (price cap) concordato con Ue, G7 e Australia. Il nuovo limite al prezzo del petrolio russo è stato fissato a 60 dollari al barile.

“La Russia – precisa un alto funzionario Ue – dipende dai servizi vari legati al G7 plus, come trasporto, assicurazioni o finanziamenti, per muovere 1 milione di barili al giorno: sarà difficile per loro trovare alternative nel breve-medio termine”.

Scoppia l’ra di Mosca per l’embargo e il price cap. La Russia “non accetterà” il price cap, ha reso noto il portavoce del Cremlino, secondo quanto riporta la Tass. 

“La coalizione che sostiene il price cap al greggio russo comprende al momento il G7 plus ma è aperta anche ad altri partner, che potranno partecipare senza fare grandi proclami ma accettando di acquistare il petrolio di Mosca ad un prezzo inferiore a 60 dollari al barile. E abbiamo diversi Paesi, soprattutto in Asia, che hanno indicato in modo informale di volerlo fare“. Lo sostiene un alto funzionario Ue in via confidenziale. “Sentiremo grandi boati dal Cremlino in questi giorni ma è un segnale di nervosismo”, aggiunge. “I russi hanno problemi a vendere il greggio non a prezzi scontati e non possono fermare la produzione”.

L’economia russa “sarà distrutta”, ha dichiarato la presidenza ucraina. Il nuovo limite al prezzo del petrolio russo “ridurrà immediatamente la più importante fonte di entrate di Putin”, ha affermato il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen.


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