Emergenza a Fano e al Conero. Senigallia rivive l’incubo alluvione

allerta-senigalliaUN’ESTATE così, marchigiani e turisti se la ricorderanno per un pezzo. Le ultime due giornate hanno messo la ciliegina su un luglio mai così disastroso. Temperature autunnali, cieli carichi di nuvoloni neri, città allagate, trombe d’aria lungo la costa e nell’entroterra, case e magazzini scoperchiati, un ponte crollato nel Fermano. Ingenti i danni in una regione che specie a Senigallia, a inizio maggio aveva dovuto subire un’alluvione senza precedenti, capace persino di togliere la vita a due persone. Messa a dura prova in particolar modo la zona tra Pesaro e Fano. Il sindaco di Fano e quello di Mondolfo oggi formalizzeranno alla Regione la richiesta dello stato di calamità per i danni provocati sabato dal maltempo. A Ponte Sasso l’esondazione del Rio Crinaccio ha distrutto i 120 metri di spiaggia dello stabilimento «Bagni Alda». Situazione di analoga gravità a Ponte Rio, dove il livello del corso d’acqua Rio della Stacciola, in meno di un’ora, è cresciuto di oltre 4 metri allagando il seminterrato di 16 edifici occupati da una quarantina di famiglie.

NEL FERMANO la piena del fiume Ete ha fatto crollare il ponte che collega Belmonte Piceno a Monsampietro Morico. In quel momento non passavano auto e non ci sono feriti. Un tratto della SS16 è stato chiuso al traffico per l’acqua e il fango portati dall’Ete Vivo. Tra gli edifici allagati c’è il museo Diocesano di Montalto Marche. In difficoltà anche la provincia di Ancona. A Senigallia gli operatori balneari e i residenti hanno rivissuto l’incubo alluvione di maggio: intere zone hanno fatto registrare allagamenti paurosi. Ieri il maltempo ha dato una tregua e l’emergenza è rientrata, ma resta il problema dei fossi non puliti e la piena del Misa è sempre dietro l’angolo. Nello Jesino la situazione più critica. Il Comune ha chiesto lo stato di emergenza. Diverse persone hanno trascorso il sabato notte dai parenti, una cinquantina le abitazioni danneggiate. I vigili del fuoco hanno lavorato senza sosta per tutta la notte e l’intera giornata di ieri, soprattutto per sistemare teloni sui tetti scoperchiati. La Riviera del Conero, Portonovo e Falconara si leccano le ferite: stabilimenti deserti, mancati incassi anche dell’80%.