Emilia Romagna, arriva la svolta «Migranti al lavoro per la collettività»

ProfughiPROFUGHI impegnati in lavori di pubblica utilità? A breve sarà una realtà concreta. La prossima settimana verrà infatti firmato il protocollo tra Regione Emilia-Romagna, Prefettura di Bologna, Anci, Terzo settore e cooperazione sociale per regolamentare le attività dei richiedenti asilo. Il protocollo, che avrà una durata sperimentale di un anno, permetterà ai profughi di svolgere una serie di mansioni a servizio della collettività su base volontaria e gratuita, quali cura del verde urbano, delle strade e servizi di trasporto sociale, e mira a evitare il ripetersi di casi come quello alla Festa dell’Unità di Reggio Emilia di luglio, quando alcuni ragazzi furono mandati a servire ai tavoli della kermesse del Pd. Gli unici enti che potranno servirsi dei richiedenti asilo saranno infatti i Comuni e le associazioni. Il costo totale del protocollo si aggira intorno ai 100mila euro e l’unica voce di spesa è costituita dalla copertura assicurativa, garantita da risorse della Regione.

DEL PROTOCOLLO si è discusso ieri in Regione nel corso della riunione tra la vicepresidente di viale Aldo Moro con delega al Welfare, Elisabetta Gualmini, e i sindaci e assessori dei principali Comuni dell’Emilia-Romagna, alla presenza anche di un delegato della Prefettura e dei presidenti dei 38 distretti territoriali che si occupano di predisporre l’accoglienza dei richiedenti asilo. Al tavolo si è parlato anche, e soprattutto, della distribuzione dei profughi che arriveranno nei prossimi mesi in regione secondo le quote decise dal Ministero dell’Interno, ovvero 1.636 persone. Una nuova ondata di arrivi che non è stata accolta benissimo da molti Comuni, soprattutto quelli più piccoli (si parla di circa il 60% del totale) per i problemi organizzativi legati all’accoglienza. Per superare gli scetticismi, spiega la Gualmini, «abbiamo ribadito la necessità, in un clima molto sereno, che ognuno faccia la propria parte, perché più il sistema di accoglienza riesce a far entrare anche le realtà territoriali più piccole, più è in grado di tenere e di funzionare al meglio. Inoltre si conferma un tasso molto alto di rotazione, circa del 50%, da parte di chi viene ospitato nei vari centri di accoglienza».

FINORA, per decidere quanti richiedenti asilo mandare nei singoli territori, sono sempre stati adottati i criteri di distribuzione sulla base della popolazione residente. Se questa modalità venisse adottata anche per i nuovi 1.636 profughi è possibile ipotizzare che Bologna ne ospiterebbe 355, Modena 189, Reggio Emilia 176, Forlì-Cesena 170, Ravenna 168, Rimini 140 e Ferrara 119.
Questi numeri, però, sono solo proiezioni, e la distribuzione ufficiale sarà decisa più avanti, e comunicata in un prossimo tavolo di confronto tra Regione, Enti locali e Prefettura. Che servirà anche per affrontare la questione della residenza provvisoria ai profughi. «Se ne parlerà solo a partire dalle prossime settimane – specifica la Gualmini – ma l’obiettivo è creare e sollecitare procedure uniformi per tutti i Comuni, seguendo ovviamente le linee guida nazionali indicate dal Minstero».

Fonte: RESTO DEL CARLINO