Il prossimo anno scolastico in Emilia-Romagna si aprirà con meno risorse e maggiori difficoltà. I dati pubblicati dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, in linea con i tagli previsti dalla legge di bilancio, certificano una riduzione della dotazione organica per le scuole della regione: un colpo diretto a insegnanti, personale Ata e, soprattutto, alla qualità dell’istruzione.
Nel dettaglio, i posti comuni per l’anno scolastico 2025-2026 scendono a 41.584, con una perdita di 191 unità rispetto all’anno in corso. Rimangono stabili i posti di potenziamento, ma con una ricollocazione interna che ne depotenzia l’efficacia: 66 posti saranno infatti destinati all’insegnamento dell’italiano per stranieri, sottraendoli alle altre aree già sotto organico. Unico incremento riguarda il sostegno, che guadagna 147 unità, per un totale di 7.988 posti. Tuttavia, il bilancio complessivo resta in negativo.
La situazione è resa ancora più critica sul fronte del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA), dove l’insufficienza di organico rischia di paralizzare la macchina scolastica. Segreterie sotto pressione, collaboratori costretti a coprire più plessi con carichi crescenti, e difficoltà sempre maggiori nel garantire sicurezza e accoglienza all’interno degli istituti.
A lanciare l’allarme è la Cisl Scuola dell’Emilia-Romagna, che denuncia come la riduzione delle risorse rischi di compromettere l’intera tenuta del sistema educativo, specie nelle zone più periferiche e fragili del territorio. A fronte di un calo delle iscrizioni — passate da 108.052 a 105.407 — il sindacato ritiene che sarebbe stato invece il momento opportuno per investire, puntando su classi meno affollate, potenziamento didattico e compresenze in aula.
Il taglio agli organici non solo non risolve le criticità strutturali, ma anzi aggrava il rischio di chiusura di scuole nei piccoli centri, compromettendo l’equità dell’offerta formativa. In risposta, la Cisl chiede un confronto immediato con le istituzioni e l’apertura di un tavolo politico per rimettere al centro i reali bisogni della scuola pubblica.