La Regione Emilia-Romagna fa un passo indietro su uno dei provvedimenti più controversi dell’ultimo anno: la delibera del novembre 2024 che autorizzava rimborsi alle strutture sanitarie private accreditate per l’emergenza Covid è stata ufficialmente ritirata. Una mossa destinata ad aprire un confronto acceso tra istituzioni, cliniche e opposizioni.
Al centro della questione ci sono circa 80 milioni di euro, fondi che la Regione aveva anticipato alle strutture private per sostenerle durante la pandemia, garantendone l’operatività. Ma, secondo quanto comunicato oggi da via Aldo Moro, verifiche successive avrebbero evidenziato che quel provvedimento non era conforme alle normative nazionali e mancava della necessaria copertura finanziaria. Per questo, la Giunta ha avviato la procedura di annullamento, lasciando 30 giorni di tempo per eventuali osservazioni da parte delle parti interessate.
La reazione delle cliniche non si è fatta attendere. L’Aiop, associazione di riferimento della sanità privata, contesta duramente la decisione, accusando la Regione di non valorizzare il contributo offerto dai privati durante i mesi più duri dell’emergenza sanitaria. L’associazione chiede un confronto trasparente per individuare soluzioni condivise.
Anche dal fronte politico si alzano critiche, soprattutto verso la precedente amministrazione guidata da Stefano Bonaccini, indicata come responsabile dell’approvazione di un atto privo – secondo gli attuali vertici – di fondamento giuridico e copertura finanziaria. Le opposizioni chiedono chiarimenti su chi abbia effettivamente redatto e autorizzato la delibera.
A prendere le difese dell’attuale esecutivo regionale è l’assessore alla Sanità, Massimo Fabi, che ricorda come, in piena emergenza, si sia operato per garantire la stabilità del sistema sanitario, anche ricorrendo a fondi anticipati alle strutture private. Tuttavia, chiarisce Fabi, quella delibera non è mai entrata in vigore e, una volta completati i controlli, è risultata non applicabile.
Si apre ora una fase particolarmente delicata: le cliniche rischiano di dover restituire somme già percepite, mentre il confronto tra Regione, sanità privata e forze politiche si preannuncia teso e complesso.