
Recep Tayyip Erdogan non arretra di un millimetro, anzi contrattacca. Dopo l’ondata di arresti di giornalisti dell’opposizione, accusati di essere sostanzialmente legati al predicatore islamico Fetullah Gulen, l’oppositore numero uno auto-esiliato negli Usa, il presidente turco respinge le critiche dell’Unione europea. «Pensi ai fatti propri», dice alla tv di stato, aggiungendo che l’Europa «non può interferire» con misure prese «in un quadro legale, contro elementi che minacciano la nostra sicurezza nazionale». «Qualunque cosa dica la Ue e anche se ci accetta o meno, per noi non cambia nulla», martella Erdogan dopo che l’alto rappresentante per la politica estera, Federica Mogherini, e il Commissario per l’allargamento, l’austriaco Johannes Hahn, domenica avevano condannato le operazioni lanciate in Turchia affermando che «vanno contro i valori europei e gli standard a cui la Turchia aspira a far parte». «Io ha sottolineato ieri Erdogan mi domando se quelli che tengono la Turchia sulla porta della Ue da 50 anni sanno davvero cosa rappresentano le misure prese». Gli arresti dei giornalisti (tra i quali il caporedattore del quotidiano Zaman, Ekrem Dumanli, e il direttore della televisione Samanyolu) sono arrivati un anno dopo che Erdogan ha accusato anche poliziotti e magistrati di sostenere l’opposizione ed essere per questo sostanzialmente eversivi. Il capo della diplomazia Ue, Mogherini, si è detta «molto sorpresa della reazione del presidente turco».