Erdogan incendio il Mediterraneo e sfida Israele: bloccata una nave a largo di Cipro

Il Mar Mediterraneo orientale si incendia. E sempre per mano di Recep Tayyip Erdogan, che questa volta alza il tiro nella regione e punta direttamente a sfidare Israele. Secondo quanto riportato dai media dello Stato ebraico e confermato poi successivamente anche dalle autorità israeliane, una nave da ricerca battente bandiera di Israele, la Bat Galim, è stata bloccata da una nave militare turca mentre svolgeva attività nelle acque di Cipro, per poi essere “invitata” a uscire dal perimetro delle acque sovrane di Nicosia. Una mossa estremamente avventata, visto che quelle acque non sono di competenza della flotta turca e soprattutto considerando il ruolo fondamentale che svolge Israele nella regione e nei rapporti che si intersecano in Medio Oriente tra Stati Uniti, Europa e Russia.

L’incidente si inserisce in quadro decisamente allarmante che agita tutto il bacino del Levante. La Turchia ha da tempo intrapreso una politica molto attiva nell’area puntando a ergersi come vera e propria potenza regionale. La Repubblica turca di Cipro Nord rappresenta l’avamposto turco nel Mediterraneo orientale da ormai parecchi decenni, ma adesso Erdogan ha deciso di accelerare. Le attività della marina turca intorno all’isola rendono sempre più difficile il lavoro per le navi di ricerca e perforazione delle compagnie internazionali che hanno ricevuto in consegna i vari blocchi dei giacimenti dei fondali ciprioti. E le pretese di Ankara sono diventate talmente forti da indurre addirittura il governo turco a stringere un patto con il governo libico per ampliare la Zona economia esclusivainglobando, di fatto, Creta e Cipro. Un memorandum che ha allarmato tutti gli Stati del Mediterraneo ma che non deve sorprendere. Il sultano continua a perseguire il suo sogno neo-ottomano con il desiderio, assolutamente non celato, di ricostruire una sfera di influenza in tutto il bacino del Mediterraneo allargato. E non può certo non partire da quanto gli sta più a cuore: il gas e il petrolio di fronte alle sue coste.

Ma è una politica che può essere molto pericolosa non soltanto per gli Stati coinvolti nel gas di Cipro, ma anche per la stessa Turchia. In questi mesi, il governo di Ankara ha deciso di intraprendere una strada che, fino a questo momento, è valsa a Erdogan una posizione di netta supremazia rispetto ad altri leader mediorientali e nordafricani. Ma il continuo crescendo di sfide verso la Nato, gli Stati Uniti, i Paesi membri dell’Alleanza e ora anche Israele fa sì che il sultano rischi di tirare troppo la corda. Il gas del Levante è una delle chiavi per comprendere il futuro del Mediterraneo e anche del Medio Oriente: e l’impressione è che la sfida sull’oro blu e sui gasdotti dei fondali di quel mare sia solo all’inizio. Il Giornale.it