Errori e orrori.
Ho un debole per Vittorio Sgarbi.
Durante Tangentopoli “Sgarbi Quotidiani” era sopravvivenza, ti consentiva di sopravvivere.
L’unica voce contro, uno scoglio che arginava il mare, le acque fetide, le onde assassine.
Io ero attaccato a quello scoglio. Essere travolti dalla informazione disinformante era facile, possibile anche per me che sapevo. Quell’acqua putrida poteva farti annegare.
Per non annegare potevi anche arrivare ad accettare l’inaccettabile.
Se non sono annegato lo devo, in parte considerevole, a Vittorio Sgarbi. Al suo coraggio.
Ci sono oggi onde che vogliono farlo annegare. Onde mosse da mostri mostruosi, con le sembianze di Travaglio e Ranucci, cresciuti nello stagno dove le acque fetide depositano la materia putrescente della disinformazione che diventa mercato della rabbia e dell’odio.
Mi basta questo.
Sgarbi ha dei difetti. I difetti di una democrazia e di una politica che hanno smarrito la logica, fatta di regole, interessi senza conflitti, ruoli, idee, cultura, pensiero, istituzioni, partiti, confini.
Fossi Sgarbi non avrei mai fatto il vice di Sangiuliano. Può la cultura essere vice della sottocultura? Può un liberal socialista stare sotto un trumpista, quasi putinista, invaghito di Gramsci? Se c’è conflitto nei comportamenti di Sgarbi questo è quello più grande: essere pagato per fare il vice di Sangiuliano.
E’ una condizione difettosa. Dentro una politica difettosa. Di un’era difettosa. Di un mondo difettoso. Dove non si intravedono più i confini fra buona politica e cattiva politica, fra business buoni e business non buoni.
Ma dentro un mondo con molti difetti, Travaglio e Ranucci sono il difetto. L’origine di tutti i difetti.
L’informazione e la politica costruite nel fango dell’odio, della rabbia, dell’invidia, della gogna, della persecuzione dell’umano. Orrore.
Quindi non c’è storia. Non ci può essere storia fra gli errori, presunti o reali di Sgarbi e l’orrore.
Non c’è storia.
Sergio Pizzolante