La sera in cui Mike Morra alzò il suo naso da commercialista dal faldone di una tristissima procedura concorsuale per trasformare il sesso a pagamento nel business di recensioni di escort più seguito in Europa, alla tv stava passando Luciana Littizzetto. «Ascoltavo la Littizzetto che parlava del business della prostituzione su Google. Il dato era impressionante: era il 30% del Pil (in Italia addirittura il 70%). Se considera che solo noi facciamo 25 milioni di utenti, pensi la portata del fenomeno. Decisi in un lampo di gettarmi nel settore “adult”. Il problema è che tutti i segmenti di mercato era già occupati, dai siti porno in su, così, dato che io sono da sempre un appassionato delle custumer experience, quella di Trip Advisor, mi sono inventato una cosa che non esisteva al mondo: un sito dove, invece degli alberghi o dei ristoranti, i clienti recensiscono le sex workers». Di Mike Morra, 51enne, imprenditore, gessato azzurro, scravattato, faccia da boxeur montata su un occhiale in stile Franco Califano si sa poco. Viaggia sotto falso nome, tiene famiglia, e non si fa fotografare per eludere le minacce di morte dei magnaccia. Si sa che ha messo le mani su una “nicchia” di mercato di 5 miliardi di giro d’affari, esentasse; e che è tra coloro che hanno spostato le 50mila prostitute italiane dalla strada rendendole “imprenditrici di sé stesse”, facendo saltare il business mafioso dello sfruttamento. La sua vita sembra un libro di John Cheever: buona coscienza, business e cattiva morale che danzano sotto la luna.
Morra, di lei si sa poco. Qualche nota di costume (milanese, laureato in Scienze politiche, pilota di aerei da turismo), la partita doppia e il lavoro di vent’anni in una web agency. Poi la nascita di questo suo sito, Escort Advisor, unico al mondo. Gliela metto piatta: è vero che guadagna palate di quattrini?
«Ricordo che, appena andati on line, l’8 febbraio 2014 avevamo solo una stringa con nomi che scorrevano. Una volta inserito il sistema di pagamento in un minuto è arrivata la prima iscrizione da 10 euro. Mi sconvolse l’esplosione del traffico del sito, alimentata soltanto da inserzioni sui siti per adulti, dato che la pubblicità tradizionale ci era preclusa. Il primo mese avevamo già 700mila utenti, roba che un’azienda media non li fa in una vita. Ma, più che sui soldi, punterei sulla mission. Ho pensato che la gente aveva fame di informazione. Con le nostre certificazioni ora le professioniste e i clienti sono meno a rischio di truffe, o di trovarsi un malintenzionato sconosciuto in casa. Praticamente ho regolamentato il settore».
Detta così, lei praticamente sarebbe un benemerito…
«Be’, adesso, da quando le escort lavorano col web, la criminalità organizzata ha lasciato la prostituzione. Restano le nigeriane che a Milano vengono portate coi pulmini alle Varesine (zona di Milano, ndr) di notte, ma quelle sono un’altra cosa».
La prostituzione, secondo la legge Merlin, in Italia non è reato. Lo sono lo sfruttamento e il favoreggiamento. Lei ha creato un portale che è a metà fra il Catalogo di Don Giovanni e la Guida Michelin del sesso. Non teme problemi con la legge?
«Semmai è il contrario. Finché si tratta di un paio di tette, ok, le vedi dappertutto, ma noi non pubblichiamo foto hard, con organi sessuali o scene di sesso: perché siamo consapevoli che possono accedere i minori e perché saremmo intermediari, quindi già in galera. Qui funziona come Trip Advisor: diamo spazi a signorine che li riempiono con i report dei loro segretari. Alcune si scelgono perfino i clienti. Altro dato: il mio pseudonimo mi preserva dalla malavita».
“Mike Morra” ricorda il protagonista del film Limitless: ingoiava una pillola e portava il cervello alle massime capacità. Lei non si sente di essere andato oltre?
«Limitless, è il paradigma della mia società: il cervello umano non ha limiti. E io considerando la situazione economica dell’Italia, la tassazione, la mancanza di crescita, il tax rate assurdo, per evitare di diventare un fallito come quelli di cui mi occupavo quando facevo il commercialista, ho considerato che c’è sempre una via d’uscita. “Arrangiatevi!”, come diceva Totò, e io l’ho fatto».
S’è arrangiato benino. Il sito supera perfino i siti porno. Lei ha più di 60 dipendenti (il cui stipendio minimo è di 3500 euro mensili), una sede in Spagna, prossime aperture in Inghilterra e Germania. Le ripeto la domanda, che lei ha eluso buttandola sul sociale: quando guadagna?
«Mi spiace, i nostri bilanci sono dati sensibili. Ma le do solo un’idea del business. Solo nel primo mese nella sede spagnola abbiamo 600mila utenti al giorno. E se si applicasse la flat tax di Salvini al 15% tutte le escort pagherebbero i loro “servizi alla persona”, e risolveremmo i problemi di bilancio dello Stato. Anche se le signore avrebbero qualche problema sulla soglia minima del reddito a 80mila euro l’anno. Una top 80mila euro arriva a guadagnarli in un mese. Di solito la media dell’introito è di 10mila euro al mese. Un giorno una di loro mi disse: “Se non prendi almeno 1500 euro al giorno non sei una escort, sei una prostituta che batte in strada”».
Stipendi assurdi.
«Sì. Ma il vero problema per loro è come investire i soldi: se comprano una casa si trovano la polizia, se li mettono in banca gli sequestrano il conto. Spesso riciclano, ma anche lì, ora, i controlli sono implacabili. Non sembra, ma questo è un settore difficilissimo».
Non ne dubito. In compenso non c’è volatilità, diciamo…
«Lei scherza. Ma il mio marketing dice che questo è un mercato “contro-intuitivo”. Tu pensi che le escort lavorino la notte, in realtà staccano alle 5 del pomeriggio; credi che i picchi del lavoro siano nel weekend e di notte, invece sono in pausa pranzo e il lunedì alle 17.30, prima del ritorno a casa».
Come diceva Flaiano, il traffico rende difficoltoso l’adulterio nell’ora di punta.
«Esatto. All’inizio poi eravamo completamente digiuni della materia. Per fare valutazioni predittive ci siamo affidati ad uno studio degli studenti dell’Università di Trento nel 2012, la nostra Bibbia. E ci siamo resi conto che le loro stime erano la metà rispetto al dato reale».
E qui torno a bomba. L’azienda fiorente dai bilanci discreti. Perché la vostra sede è a Lugano? Questione di tasse?
«Ho sede a Lugano e a Chiasso non per le tasse, ma perché i nostri investitori, – vengono dal più grande venture capital italiano – hanno messo come condizione l’attività fuori Italia, dove le imprese sono strangolate da tasse e burocrazia. La Svizzera è a un passo da Milano, ma poteva essere la Francia. Ma lì ho trasferito la mia famiglia, moglie (il mio ex capo) e due figli piccoli, sennò sarebbe stata esterovestizione e mi sarei trovato la Finanza alla porta».
Sul tema prostituzione, dopo il caso di Tarantini, delle escort e Berlusconi, la Corte Costituzionale nel 2019 ha decretato definitivamente, a sostegno della Legge Merlin che “la prostituzione non è mai un atto libero”. Cosa ne pensa?
«Per un verso la Consulta ha accertato che esiste il fenomeno delle escort, diverse dalle prostitute da strada, e quindi riconosce loro uno status legale già riconosciuto dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo; dall’altro, non protegge la professione perché affida una regolamentazione al legislatore e alla politica. Ci sono buchi legislativi».
E quindi?
«E quindi, appena parli di riaprire le case chiuse, prima ti sbranano i cattolici, poi la sinistra che ti fa l’esempio della Germania dove i bordelli non danno il gettito previsto. Ma la verità è che i tedeschi evadono più di noi. Sicché, dato che il settore è delicato, e che ogni volta rischi di perdere voti, non si farà mai un cazzo».
Domanda tecnica: lei è mai andato a mignotte?
«Certo, come tutti. Ma ero uno di quelli con vena romantica, a volte le ho utilizzate come accompagnatrici alle cene, spacciandole per fidanzate, di alcune sono amico. Il rapporto sessuale brutale è abbastanza svilente: ma se uno vuole la scena di un porno, poi non deve lamentarsi che la escort, accusata di poca partecipazione risponda: “tesoro, non sono mica la tua fidanzata”. Tra l’altro, sono molto orgoglioso di questa interazione online coi clienti. E del fatto che le prostitute, con noi, sono passate dall’essere carne da macello a persone».
Tra le escort ha trovato insospettabili?
«Studentesse, madri di famiglia, docenti universitarie. Ma più insospettabile è la clientela. Pensi che alcune iscrizioni le abbiamo dal sito ufficiale del governo italiano o dalla Regione Lombardia. Ma, dico, la fatica di farsi almeno un account proprio, no, eh?…». Libero