Esodo delle aziende fuori San Marino: la politica faccia il suo mestiere!

Il Governo non fa nulla per trattenerle e con incredibile naturalezza firma accordi per il loro trasferimento fuori territorio, che crea un frontalierato alla rovescia, in cui i lavoratori sammarinesi sono costretti a condizioni contrattuali peggiorative. Va invece affermato il loro diritto a lavorare nel nostro paese!

di Ivan Toni – Segretario Confederale CSdL

6 luglio 2010 – A San Marino sta nascendo una forma di frontalierato inversa rispetto a quella che conosciamo, ovvero da San Marino verso l’Italia. È chiaro che questa è l’ennesima evoluzione negativa degli inesistenti rapporti politici con il nostro vicino italiano. Questa nuova realtà vede non solo alcune aziende fuggire da San Marino, ma anche i loro dipendenti sammarinesi e residenti subire l’invito, più o meno pressante, a seguire le stesse aziende sul territorio italiano, ovviamente alle condizioni normative ed economiche previste in quello stato, quindi peggiorative.

Sono già note le aziende che hanno scelto di andarsene da San Marino, in particolare la Erbavita, la Difass, la Cimel, la Titanbagno, e quelle che stanno valutando la possibilità di rimanere o meno in territorio sammarinese, come la Passepartout, un’azienda di grande interesse per il futuro della nostra economia. Tutto ciò senza che la politica di questo paese abbia fatto nulla per trattenerle e, addirittura, senza che abbia espresso alcun commento in merito! Mi chiedo e chiedo a chi vorrà rispondermi, ammesso che qualcuno ci sia, se sia normale che mentre le aziende smobilitano dal nostro territorio, aggravando ulteriormente la situazione occupazionale, i responsabili politici di questo paese non facciano e non dicano assolutamente nulla, se non frasi di circostanza legate al “pensare positivo” o, peggio ancora, si limitino al semplice ruolo di notai, sottoscrivendo accordi che prevedono che lavoratori sammarinesi e residenti debbano spostarsi a lavorare in Italia, come detto a condizioni penalizzanti, senza fare di tutto, e se non basta anche di più, perché queste aziende restino sul territorio sammarinese!!!

Come può un Governo sottoscrivere accordi che stabiliscono che i propri cittadini devono andare a lavorare fuori territorio, riaprendo di fatto una pagina della nostra storia chiusa ormai da decenni, fatta di emigrazione? Non è assolutamente concepibile: uno dei principali compiti di chi governa è rendere fruibile il diritto dei cittadini a lavorare nel proprio paese!

È necessario che la politica, ed in primo luogo il Governo, invece che perdere tempo pensando ai soliti giochini di potere che ben poco interessano la cittadinanza, ormai disillusa da questa classe dirigente, si riappropri dei propri doveri senza limitarsi ad osservare questa situazione di drammaticità, e si impegni per creare le condizioni affinché le imprese non siano obbligate ad andarsene da San Marino. E la condizione principe è ritrovare un rapporto politico con lo Stato Italiano, e ciò potrebbe essere enormemente facilitato dalla scelta di San Marino di giungere, unilateralmente, all’adozione immediata dello scambio automatico di informazioni in materia finanziaria. Ciò darebbe senza dubbio all’Italia ed all’Europa la reale prova che la strada della trasparenza e della legalità è quella su cui San Marino vuole camminare da ora…. e non tra 12 o 24 mesi!

Il Governo invece continua a raccontare, in una favola a cui non crede più nessuno, che lo scambio automatico di informazioni deve essere una concessione diluita nel tempo, per essere “merce di scambio” nella trattativa con l’Italia. Il problema è che non esiste alcuna trattativa con lo stato Italiano (che non la intavolerà fino a che non avrà ottenuto proprio lo scambio automatico, come ormai hanno capito anche i bambini), e che l’unica merce di scambio, al momento, sono i cittadini sammarinesi che perdono il posto di lavoro nel proprio paese e vengono invitati, tramite accordi firmati dal nostro Governo, ad andare a lavorare in Italia!

Serve un cambio di passo deciso! Rimandare l’adozione dello scambio automatico di informazioni, ai cittadini sammarinesi sembra una sorta di copertura alla ritirata di qualcuno… E se sembra questo a noi che viviamo qui, figuriamoci che effetto fa a chi, fuori dai nostri confini, continua a considerarci un paradiso fiscale!!! Il sindacato ritiene inaccettabile che la soluzione ai problemi occupazionali sia quella di mandare i lavoratori sammarinesi a lavorare in territorio italiano, e chiede con forza al Governo l’attuazione di politiche che blocchino la fuga delle aziende e che garantiscano ai lavoratori la possibilità di continuare a lavorare in Repubblica.

I lavoratori non hanno alcuna responsabilità né della crisi economico/finanziaria globale, né della crisi di sistema interna a San Marino, e non ci stanno ad essere le vittime sacrificali designate delle mancate scelte della politica. Ecco perché continueranno a far sentire alta la propria voce, se necessario, nelle piazze!