Molti di questi ragazzi li ho conosciuti da vicino. Dividevamo lo stesso corridoio della Camera. Il penultimo a destra. Lo stesso servizio di segreteria sopra l’Aula, la stessa fotocopiatrice, lo stesso bagno.
Mai la stessa chiacchiera.
Cioè, lungo le lunghe sedute, capitava che si uscisse di sopra, si aprissero le finestre, per fumare una sigaretta, con un collega anche di altri partiti. Quasi tutti. Grillini esclusi. Loro chiacchieravano solo fra loro. Noi eravamo il tonno nella scatoletta. Dovevano aprirla e buttarci nella spazzatura. Questo era il mandato. Una volta, in treno capito vicino ad una di loro. Dopo mezz’ora, per sbaglio, ci scambiamo delle parole. Poi altre due, poi ancora. Alla fine del viaggio lei si raccomandò. Non ci eravamo mai parlati. Eppure nulla di male ci eravamo detti. Ma noi eravamo il male. La nostra faccia stava nei manifesti del Vaffa. La sputacchiera dei loro social. Ladri, delinquenti, elitari, casta, mafiosi, stupratori di bambini, servi dei padroni, avanzi di galera, banchieri assetati di sangue.
E che diamine!
Così era.
Loro erano i portavoce del popolo. Uno vale uno.
Hanno occupato un terzo dei seggi del Parlamento per questo.
Per chiuderlo il Parlamento. Quella fogna di Parlamento. In nome della democrazia diretta. Di Casaleggio. Di Rousseau.
Per chiudere la Tap, la Tav, l’Ilva, le trivelle, chiudere tutto. Bisognava decrescere. Velocemente.
E ci sono riusciti.
Obiettivo centrato!
Allora perché adesso allearsi con tutti.
Perché adesso bisogna condividere l’auto blu, con chi prima incontravi in un treno e facevi finta di non conoscerlo?
E perché dobbiamo essere espulsi se rimaniamo uguali a noi stessi. Si chiedono.
Si può entrare in Parlamento perché grillini e poi espulsi perché grillini?
Mistero della fede.
Poveri( ex poveri) ragazzi.
Sergio Pizzolante
