Europa: radici o frutti cristiani? ….. di Domenico Gasperoni

La politica sammarinese, qualche giorno fa, era impegnata a leggere con la lente di ingrandimento il discorso del Segretario di Stato per gli Affari Esteri, tenuto di recente al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa. Faccio anch’io qualche riflessione. Mi piace restare nel merito della questione, al netto delle pur legittime variazioni sul tema,espresse dalle varie parti politiche.

In soldoni, la faccenda ripropone la vecchia polemica sulle radici cristiane dell’Europa. Un dibattito sterile, che non mi appassiona. Io, da credente, ritengo che i valori cristiani possano portare valore aggiunto alla costruzione della democrazia. Ma non lo si fa piantando una bandierina con la croce a Strasburgo o a Bruxelles. Nemmeno inserendo nella Costituzione Europea un comma sulle radici ebraico-cristiane. Provo a spiegarne i motivi. I principali sono due.

Prima di tutto, non sono d’accordo con queste posizioni, perché non mi voglio trovare in cattiva compagnia. Con coloro che ne fanno una battaglia ideologica. Direi fondamentalista. Non mi va di essere in compagnia, ad es.,con l’eurodeputato Borghezio. Il difensore doc dei valori cristiani. Ha voluto la costruzione di una Presepe, in prossimità dell’Aula del Parlamento Europeo, “secondo l’usanza tradizionale dei nostri popoli, come un doveroso omaggio alle radici cristiane dell’Europa per cui ci battiamo”. Ha organizzato una processione con la statua della Madonna di Fatima, portata dalla Cattedrale di Strasburgo fin davanti alla sede francese del Parlamento europeo, «al fine di richiamare l’Europa a quei valori cristiani che oggi dimostra di aver largamente perso di vista».

Quel signore è lo stesso che è stato più volte censurato ed espulso per posizioni xenofobe; che ha definito «governo del bonga bonga» quello con la presenza dell’ex ministro Kyenge. E’ compagno di merende di altri leghisti che, durante una fiaccolata, hanno sparso urina di porco su un terreno destinato a moschea, nel lodigiano. Tutti comportamenti rigorosamente cristiani! Altra cattiva compagnia con cui non mi vorrei trovare, è la grande galassia di cattolici reazionari, partiti di estrema destra, che formano in questi ultimi tempi frequenti cortei omofobi, anti gay, ecc. , uniti dalla difesa oltranzista della identità cristiana ( !). La loro intollerante discriminazione pesca nella stessa melma fondamentalista che ha prodotto le leggi sudanesi barbare, antidemocratiche e criminali, che vorrebbero condannare alla pena di morte Meriam, perché cristiana.

La mia seconda osservazione prende lo spunto da una frase del giornalista Raniero La Valle: «gli alberi si giudicano dai frutti e non dalle radici».

In questo tempo di preelezioni europee, il volto dell’Europa è da tutti descritto con tratti preoccupanti. Europa dei banchieri e non dei popoli. Europa monetaria e non politica. Continente modellato sul denaro,dove il divario tra ricchi e poveri aumenta, per le politiche di rigore. Europa “colata a picco nel Mediterraneo con i due barconi di profughi affondati….. L’Italia li salva… ma l’Europa non li vuole, una volta salvati, perché gli uomini non sono capitali e la grande conquista europea è la libera circolazione dei capitali, non la libera circolazione degli esseri umani”(R. La Valle). E si potrebbe continuare a dipingere usando il nero.

Che ce ne facciamo delle radici cristiane del grande albero EUROPA, se i frutti sono questi? Non è saggio preoccuparsi della fedeltà al passato, se stiamo tradendo e compromettendo il futuro. I primi a interrogarsi e a fare autocritica devono essere i partiti che dichiarano di ispirarsi ai principi cattolici. Se l’Europa è cosi mal ridotta, sarà responsabilità anche loro. Forse perché si sono più preoccupati di difendere con le leggi qualche prescrizione bio-etica, che di dare un’anima, un respiro democratico alla politica europea. Gli ottimi ingredienti dei loro principi ispiratori non li dispensano dalla fatica di giocarseli in una buona ricetta. E in politica il ricettario di Suor Germana non esiste.

In altre parole, oggi la multi etnicità e la multi eticità non sopportano più una ricetta prefabbricata di valori, che prevalga sulle altre. Con uno status sacrale e dogmaticamente blindata. Va ricercato un ethos condiviso, un orizzonte comune da raggiungere nella difficile dialettica dell’armonia fra le diversità. Sempre provvisorio. Domani sarà già superato da un nuovo cerchio di orizzonte, più ambizioso e ambito. In fondo, è questa la via della civiltà. Della democrazia. Concludo con un pensierino riservato ai nipotini degli ayatollah dell’allergia antireligiosa. Quando qualcuno – magari maldestramente e fuori contesto- fa riferimenti ai valori religiosi, non è democratico scattare come molle e gridare…al lupo! al lupo!

Domenico Gasperoni