
Il nee olandese di mercoledì all’Ucraina, di fatto segnato solo dal 20% degli aventi diritto, sparge sale sulle ferite dell’Unione; tirando inoltre la volata a un altro possibile, e ben più pesante, no, quello britannico alla Ue. Il peso di quest’ultimo verrà misurato nel referendum del 23 giugno sulla permanenza o meno del Regno unito nel club comunitario. E non a caso Nigel Farage, leader degli euroscettici di Sua Maestà, si sfregava ieri le mani, tanto che all’indomani del voto si è messo in contatto con la piattaforma GeenPeil, i promotori del referendum arancione, per lavorare assieme in vista di quello britannico. Segno di come gli euroscettici europei siano sempre più in sintonia tra loro, pronti a combattere una battaglia comune contro Bruxelles.
E PROPRIO a Bruxelles il morale è ben diverso: il portavoce del Presidente della Commissione fa sapere che «JeanClaude Juncker è triste». «La Ue sarà capace di superare questa difficile questione», una più ottimista Angela Merkel, riunita ieri a François Hollande a Metz. Mercoledì solo il 32,2% degli elettori olandesi è andato ai seggi, di questi il 61,1% ha detto no, appunto nee, all’accordo UeUcraina, di fatto già entrato in vigore il primo gennaio. A conti fatti un elettore su cinque, ma sufficiente per mettere un bel sasso nella macchina europea: il governo di centrosinistra presieduto dal liberale Mark Rutte aveva affermato di prendere sul serio la contesa, che non è vincolante, se l’affluenza avesse superato il 30%: così è stato. Ora la partita si gioca in Olanda, a Bruxelles e in Gran Bretagna. Quella olandese deve portare a trovare una soluzione per salvare l’accordo UeUcraina, quello che ha dato il ‘la’ alla rivoluzione di Kiev e le successive grane con la Russia. Accordo già in vigore in maniera provvisoria da gennaio, ratificato com’era da 27 Stati membri su 28. Le ipotesi sul tavolo sono 4: perpetuare la validità provvisoria dell’accordo, rimandando la ratifica sine die, creare una clausola di esenzione per l’Olanda su alcuni settori dell’intesa, come i permessi di lavoro e le questioni legate alla sicurezza, aggiungere un capitolo addizionale in cui si specifica chiaramente che l’accordo non significa un passo di Kiev verso l’adesione alla Ue e, infine, rinegoziare tutto con gli ucraini. Una volta trovata una soluzione parlamentare in Olanda, Rutte dovrà convincere i soci europei – ed eventualmente Kiev – ad appoggiarla, altra cosa non scontata. Infine la partita britannica.
Il Resto del Carlino.