“Il Parlamento deve occuparsi della questione del fine vita, in modo non frettoloso, ben ponderato, confrontando le opinioni diverse e raccogliendo le richieste e le speranze civili che tanti esprimono per veder rispettata la propria scelta e la propria dignità. Su questo mettiamo il nostro impegno”. E’ un passaggio dell’appello sottoscritto dal deputato PD Tiziano Arlotti insieme a un centinaio di colleghi. “Dopo la legge sullo jus soli e sulle unioni civili continuiamo a spingere sul tema dei diritti – commenta Arlotti -. Non possiamo non ascoltare, non interrogarci, non svolgere a pieno il nostro compito di parlamentari. Molte sono le proposte di legge già presentate, anche con il sostegno di decine di migliaia di cittadini ad una proposta di legge di iniziativa popolare. Ciò che sarebbe inaccettabile, ‘il solo atteggiamento ingiustificabile sarebbe il silenzio, la sospensione o l’elusione di ogni responsabile chiarimento’ per usare le parole del presidente Giorgio Napolitano nella sua risposta alla lettera di Piergiorgio Welby nel settembre 2006”.
“Ci sono domande che teniamo nascoste dentro di noi e che solo per alcuni diventano invece riflessione continua o assillo quotidiano – si legge nell’appello -. Eppure per ognuno di noi, per chi come noi ha il privilegio di esserci e di esserci potendo pensare, scegliere, decidere, niente è più importante della nostra vita e di ciò che rimuoviamo, della nostra morte. E non è più solo la necessità, difficile per ognuno, di diventare adulti, saggi abbastanza da sapere che è la morte a rendere preziosa la vita. C’è una responsabilità in più da esercitare per le maggiori capacità che abbiamo conquistato. La medicina ha fatto progressi straordinari, di cura, di guarigione ma anche di mantenimento di funzioni vitali alle quali per molti non corrisponde però una idea di vita degna di essere vissuta. Ce lo ha detto con grande forza chi ha avuto il coraggio di mettere la propria sofferenza a servizio di una battaglia civile per chiedere a viso aperto di tornare in possesso del proprio corpo, di veder rispettata la propria volontà quando la speranza non è più di guarigione, di poter decidere a quali trattamenti sanitari sottoporsi, di esercitare un diritto fondamentale, una libera scelta senza imporre nulla a nessun altro. Lo hanno fatto tra gli altri Piergiorgio Welby e Beppino Englaro per sua figlia Eluana, ora Max Fanelli”.