
Il furgoncino (la foto è del 26.04.2010 ndr) è atteso a Viale XXV aprile a Roma, sede del quartiere generale della Guardia di Finanza, nelle prossime ore.
Arriva direttamente da San Marino e contiene la bellezza di quasi duemila dossier, intestati ad altrettanti cittadini e imprese italiane, sospettati di aver riciclato più di 100 milioni di euro attraverso urla società sammarinese finita nel mirino della Guardia di Finanza, la Smi (San Marino Investimenti).
L’elenco comprenderebbe, tra gli altri, anche nomi di imprenditori e di personaggi dello spettacolo e dello sport, sui quali scatteranno subito gli accertamenti, che avevano affidato alla SMI un fiume di denaro.
Soldi frutto di evasione fiscale, illeciti societari, appropriazioni indebite e, in qualche caso, anche reati più gravi, sostengono gli investigatori.
Denaro che sarebbe stato ripulito nella Repubblica del Titano dalla Smi e da questa fatto rientrare in Italia nella disponibilità degli stessi titolari originari.
Con sistemi «diabolici», sottolinea la Guardia di Finanza, per la loro ingegnosità e complessità.
Le carte e i documenti sequestrati a San Marino, per giunta, arrivano a Roma con l’autorizzazione della magistratura sammarinese. In terzo grado di giudizio la Cassazione ha infatti respinto l’opposizione della Smi alla trasmissione in Italia dei documenti acquisiti dalle autorità sammarinesi, che già nel novembre del 2009 avevano accolto la rogatoria della Procura ella Repubblica di Roma, chiesta a seguito delle indagini sui traffici della società.
Dando così ragione all’Avvocatura generale dello Stato italiano, intervenuta per la prima volta nella storia nel corso di un procedimento a San Marino, a sostegno delle tesi della Procura. L’inchiesta, che con l’arrivo delle carte sammarinesi imboccherà la dirittura finale, per ora vede indagati il titolare della SMI, Enrico Maria Pasquini, il direttore e il vicedirettore generale della società, Eugenio Buonfrate e Roberto Borbiconi, e Davide Bonetti, direttore generale della Amphora Spa, una società fiduciaria romana (che per ironia del destino ha sede a poche decine di metri dal quartier generale della Guardia di Finanza), per una serie infinita di reati: riciclaggio, esercizio abusivo dell’attività finanziaria e di intermediazione finanziaria, appropriazione indebita, truffa aggravata, falso in bilancio, associazione per delinquere.
E non è tutto, perché gli sviluppi dell’indagine e le carte in arrivo, sottolineano gli uomini della GdF, prometterebbero ulteriori sviluppi.
CORRIERE DELLA SERA – Mario Sensini