Ex generale Gdf perquisito: ‘vado a vestirmi’ e si spara

Quando alle 7 di mattina i suoi ex colleghi della Guardia di Finanza hanno suonato alla porta di casa a Bologna per eseguire una perquisizione, ha chiesto di sedersi per leggere il decreto, ha cercato il suo avvocato, senza trovarlo visto l’orario, quindi ha detto “fate il vostro lavoro”. Ma ha chiesto di potersi vestire visto che era in pigiama: un sottufficiale lo ha accompagnato in camera. Per sfilarsi i pantaloni ha chiesto di rimanere solo, la porta della camera è rimasta socchiusa con il maresciallo davanti. Si é effettivamente vestito, poi ha preso dall’anta di un armadio la pistola che deteneva regolarmente, una Glock, se l’é puntata alla tempia ed ha fatto partire un colpo che gli ha passato il cranio da parte a parte uccidendolo immediatamente. E’ morto così il generale in congedo della Guardia di Finanza Angelo Cardile, 68 anni, coinvolto nell’inchiesta su ‘Rimini Yacht’. “Io credo che evidentemente non abbia retto al pensiero di subire altre umiliazioni”, ha commentato l’avvocato Armando Veneto, che in passato difese Cardile. Veneto ha ricordato il generale come una persona “nobile, amabile, un uomo sicuro”. Cardile, a Bologna conosciuto anche negli ambienti del gioco del bridge, era già stato provato da una vicenda giudiziaria che si concluse nel luglio 2006 quando la Corte d’ appello di Firenze lo assolse dall’accusa di concussione. Accusa che in primo grado gli era valsa una condanna a quattro anni di reclusione. I fatti contestati risalivano al periodo in cui l’ufficiale era stato il comandante della Guardia di finanza di Pisa, dal 1988 al 1994. Cardile, che era stato poi anche comandante regionale delle Fiamme gialle in Calabria dal 1998 al 2001, fu pure l’ultimo amministratore unico di Parmatour, dal 23 dicembre 2003 al 15 gennaio 2004 quando il gruppo turistico di Calisto Tanzi era oramai collassato. Nella vicenda del crac il generale non era mai stato indagato, ma solo testimone. Nel novembre 2009 Cardile, tra l’altro, era stato assolto dal Tribunale di Parma da una accusa minore, l’omesso versamento delle ritenute sugli stipendi “perché il fatto non sussiste”. “Ci dispiace sul piano umano. – ha detto il Procuratore di Bologna Roberto Alfonso -. Esprimiamo le nostre condoglianze, ma si è trattato di un’attività eseguita sulla base di un decreto di perquisizione, indispensabile per cercare documenti che corroborassero il quadro accusatorio”. Oggi i tre marescialli del 2/o gruppo della Guardia di Finanza di Bologna sono andati a casa del generale in congedo e gli hanno notificato un decreto di perquisizione del Pm del capoluogo emiliano Antonella Scandellari, titolare dell’inchiesta partita da una maxi evasione fiscale. Le perquisizioni di oggi hanno riguardato in totale 10 persone, tra cui altri quattro appartenenti alla Finanza (sono stati perquisiti anche i loro uffici), in servizio a Bologna. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono corruzione per atti contrari al dovere d’ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, omessa denuncia di reato da parte di un pubblico ufficiale, emissione di fatture per operazioni inesistenti. Dopo la tragedia, è stata sentita la moglie, che era in casa (si tratta di un appartamento di un’ottantina di metri quadrati) in quei momenti, poi la figlia, arrivata poco dopo il suicidio. Anche dal racconto della moglie è emerso il comportamento assolutamente corretto dei tre sottufficiali andati lì per la perquisizione. L’inchiesta su ‘Rimini Yacht’ ha due filoni, uno a Rimini e uno a Bologna. La società si occupa della compravendita di imbarcazioni di lusso e alcuni proprietari di imbarcazioni avevano scoperto che la stessa barca era stata ceduta, in contemporanea, a più proprietari con immatricolazioni fittizie. Nel raggiro sarebbero cadute alcune finanziarie anche di San Marino, per aver concesso leasing per barche inesistenti. Il presidente di Rimini Yacht, Giulio Lolli (di cui non si hanno più tracce), lo stesso Cardile e altre persone erano finite nel registro degli indagati di Rimini. L’inchiesta bolognese nasce perché ‘Rimini Yacht’ ha la sede legale a Bologna. E Cardile fino a poco tempo fa ha rivestito il ruolo di consigliere della società. Viste le sue conoscenze nell’ambiente, l’ipotesi degli inquirenti è che avrebbe operato per far ammorbidire la verifica fiscale sulla società. I quattro finanzieri ancora in servizio a Bologna sono finiti indagati proprio per questo.

fonte Ansa