Dopo le prime indiscrezioni pubblicate ieri – LEGGI L’ARTICOLO, che hanno sollevato un autentico terremoto nel mondo immobiliare e bancario sammarinese, GiornaleSM è in grado di proseguire l’inchiesta con nuovi dettagli esclusivi sul futuro dell’ex complesso Symbol.
Le nostre fonti confermano che l’interesse del gruppo estero non si limita a un semplice sondaggio di mercato, ma a una vera e propria proposta formale di acquisizione, con cifre e piani operativi precisi.
Un’operazione che, se approvata, porterebbe a San Marino uno degli investimenti privati più importanti dell’ultimo decennio, con una struttura finanziaria innovativa e, per certi aspetti, sorprendente.
Questa seconda puntata entra nel vivo del progetto: cifre, modalità di finanziamento, prospettive economiche e urbanistiche di un affare che potrebbe trasformare il volto di Serravalle e ridare ossigeno alla Banca di San Marino.
Ma soprattutto, svela quanto c’è di vero dietro un’operazione costruita al millimetro, dove la differenza tra visione e speculazione si gioca tutta sul filo della credibilità.
Dietro l’offerta che la Banca di San Marino si trova ora a valutare, c’è un piano di sviluppo imponente e, al tempo stesso, sofisticato dal punto di vista finanziario.
L’obiettivo dichiarato sarebbe quello di trasformare l’ex complesso Symbol in un polo immobiliare di alto profilo, con una combinazione di strutture turistiche e residenziali di fascia premium.
Secondo le informazioni raccolte, il progetto prevede la realizzazione di un hotel a 5 stelle con una superficie complessiva di circa 2.600 metri quadrati, un centro benessere e spa di oltre 1.100 metri quadrati, e unità residenziali di lusso con terrazze e balconi panoramici.
Inoltre, sarebbero in programma una piscina coperta a livello interrato, tre super attici da 600 metri quadrati totali e aree verdi con autorimesse e spazi di manovra per circa 5.000 metri quadrati.
Quindi riepilogando:
– 12.424 mq di appartamenti e residenze di lusso con balconi e terrazze;
– più di 2.600 mq destinati all’hotel a 5 stelle;
– circa 1.100 mq per centro benessere e spa;
– oltre 5.000 mq per autorimesse, aree verdi e spazi tecnici.
Insomma, un complesso destinato a diventare uno dei più importanti interventi immobiliari sul territorio sammarinese degli ultimi vent’anni.
Ma il vero nodo, e anche l’aspetto più interessante per gli addetti ai lavori, riguarda la struttura finanziaria.
L’investitore metterebbe sul tavolo solo circa due milioni di capitale proprio, mentre il resto dell’operazione verrebbe finanziato attraverso un leasing immobiliare trentennale da oltre 20 milioni di euro e un finanziamento edilizio aggiuntivo di circa 13 milioni per completare le opere di costruzione. Un meccanismo che consentirebbe di minimizzare l’esborso iniziale e distribuire i costi su un lungo periodo, sfruttando tassi agevolati (1,5% per i primi 48 mesi) e clausole di flessibilità nella gestione dei lotti.
Molti si chiederanno, a questo punto: se l’investimento diretto è così esiguo e la parte più consistente viene comunque finanziata da Banca di San Marino, tra leasing e linea di credito, perché non affidare il progetto a un pool di imprese sammarinesi, con manodopera locale e non extracomunitaria?
O, ancora, perché la stessa Banca di San Marino non può realizzarlo direttamente tramite una propria società immobiliare, con il sostegno di Banca Centrale, che invece di porre veti potrebbe favorire un’operazione strategica per il Paese?
Perché, insomma, si cerca sempre il solito “benefattore” straniero, anche quando i capitali – in sostanza – sono già qui?
Il business plan, se dovesse trovare approvazione, punta a un ritorno economico considerevole.
Solo dalla vendita degli appartamenti, secondo stime interne, gli incassi potrebbero superare i 50 milioni di euro, senza contare l’indotto generato dall’hotel e dalle attività ricettive. Avete letto bene 50.000.000 di euro! Una cifra, decurtata di costi, che farebbe bene a qualsiasi azienda.
Un margine potenziale enorme, che spiega l’interesse crescente di operatori stranieri per l’area, finora rimasta un’incompiuta urbanistica al centro di anni di discussioni e tentativi falliti.
La proposta, comunque, non è ancora stata accettata. Toccherà a Banca di San Marino e, in parte, alle autorità competenti, verificare la fattibilità urbanistica e finanziaria del piano, che prevede anche modifiche di destinazione d’uso e la richiesta di qualificazione come investimento strategico per accedere ai benefici previsti dalla legge.
In caso di via libera, il cantiere dovrebbe durare circa quattro anni, con consegna delle opere entro 48 mesi dall’avvio.
Per ora è solo un’offerta. Ma l’impressione, sempre più diffusa, è che l’ex Symbol sia davvero vicino a una svolta storica, comunque vada.
E se l’operazione dovesse concretizzarsi, si tratterebbe di uno dei più grandi investimenti privati degli ultimi anni nella Repubblica di San Marino, con un protagonista che, almeno per il momento, preferisce restare nell’ombra.
Fine seconda parte, la terza ed ultima domani mattina. A presto
Marco Severini – direttore GiornaleSM











