Milano – Arsenico e vecchi merletti. L’imprenditore Enrico Maltauro canta. Il politico Gigi Grillo attacca l’amico, “ex amico”, Gianstefano Frigerio: “Ormai è solo uno che le spara grosse, via…”. Sergio Cattozzo, l’intermediario genovese, invece cala le mutande. Nel senso che interrogato ammette: «Su quel foglietto che ho cercato di nascondere negli slip c’era la contabilità di alcune consulenze». Alzi la mano chi non si è mai infilato uno scontrino o una nota spese nelle mutande. Ah, c’è dell’altro: fin qui si tratta di ammissioni da 15.000 euro. Spiccioli, se pensate ancora alla maxi tangente Enimont, storia di un ventennio fa. Però dentro il carcere milanese di Opera qualcuno inizia a cantare, mentre fuori la voce del coro non lascia dubbi: «Questa non è una nuova Tangentopoli», sostiene il mondo della politica. Sarà vero? Ne è assolutamente convinto Pier Ferdinando Casini: «Si rubava, si ruba e si continuerà a rubare. Questo non significa che sia necessario fermare i cantieri di Expo 2015, un appuntamento vitale per il rilancio del Paese». Cosa non farebbe Casini pur di soccorrere gli alleati ritrovati, i ministri Maurizio Lupi (il nome del titolare della Infrastrutture è riportato 33 volte nelle 600 pagine dell’ordinanza) e Alfano, pure lui citato in questo pasticciaccio milanese. Fine della divagazione extragiudiziaria.
Non sarà (forse) la nuova Tangentopoli, però ci sono molti personaggi già noti, tante analogie. La prima: un imprenditore che finisce in cella, è oppresso dalla custodia cautelare in carcere e così inizia subito a parlare. Quello di Maltauro è stato il primo interrogatorio ed è durato oltre due ore. Con un’ammissione che squarcia il velo su quella che i magistrati milanesi chiamano la “cupola dell’Expo”.
Dice il costruttore: «Bisognava pagare la mediazione, non c’era niente da fare, se non si faceva così non era possibile lavorare. Questo era il sistema». E sul sistema qualcosa in più Maltauro ha già detto, nell’interrogatorio di garanzia, davanti al giudice per le indagini preliminari Fabio Antezza e ai pubblici ministeri Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio. Ora, pur di non restare in carcere cinque mesi, pare che Maltauro sia disposto a dire tutto il resto. Iniziando con il definire tangenti quelle che per il momento chiama “mediazioni”. Sull’uso esatto delle parole bisognerà pure capirsi con Cattozzo. Singolare il suo primo incontro con i magistrati milanesi. Si avvale della facoltà di non rispondere. Poi però si avvale della possibilità di fornire spontanea dichiarazione. Il tutto, al di là del rigido gergo tecnico, può essere tradotto così: fatemi riordinare le idee, date la possibilità ai miei avvocati (i genovesi Riccardo Ferrari e Michele Ciravega) di leggere cinque faldoni di accuse contro di me e poi inizierò a collaborare. Intanto, nella spontanea dichiarazione, ci prova: «Il mio era un lavoro di mediazione». Si può fare con i privati, non con i funzionari pubblici. «Ma ero un lobbista all’americana». E i rapporti con Maltauro? «Avevo un regolare contratto di collaborazione con la sua società, posso dimostrarlo». Ecco, per i magistrati questa collaborazione vale come mediazione. Significa solo corruzione. Ovviamente quella mazzetta da 15.000 euro era un regolare compenso, ma resta da chiarire perché Cattozzo abbia deciso di infilarsi la contabilità nelle mutande.
Fin qui le prime crepe: il sistema malato denunciato da Maltauro, le prime ammissioni del mediatore.
Gli altri non parlano. Primo Greganti, il compagno G, fa quello che ha fatto 22 anni fa. Nega tutto, per ora. «Mi occupo di legno, non di tangenti. In verità della filiera del legname». Se si vuol essere sottili i soldi sono di carta, nella filiera ci stanno. Stessa storia Frigerio, l’ex Dc. Che alla fine ammette: «Millantavo, si sa come vanno questa cose». Lo sapeva anche il suo amico, Gigi Grillo, che infatti ora “rimpiange” di essersi fidato troppo di quel vecchio compagno democristiano. Grillo, difeso dall’avvocato spezzino Andrea Corradino, nega tutto, pure lui. Ma il suo interrogatorio va avanti un’ora e mezza. «Mai occupato di Expo, mai preso una tangente, conosco Walter Lupi, certo, lo posso avere sponsorizzato, ma questo che c’entra? Gli altri no, mai visti, mai incontrati».
Grillo l’ex Dc, poi ex Forza Italia, ora nel Nuovo Centro Destra di Alfano e Lupi. «Non si è parlato di Lupi o Alfano, di nessun ministro, nessuna domanda da parte dei magistrati su questo argomento», sottolinea l’avvocato Corradino. Poi aggiunge: «Anche il mio cliente è rimasto sconcertato da quelle dichiarazioni di Frigerio, che sosteneva come nella realtà Grillo fosse il sottosegretario del ministro Lupi. Storie, mai dette dal mio assistito che non può essere certo accusato per quanto millantato da un’altra persona». C’è da arrabbiarsi e allora canta, che forse ti passa.
Il Secolo XIX