DIETRO la lavagna. La domenica pazza di Kimi Raikkonen finisce con una penalizzazione di trenta secondi sul tempo complessivo. E’ il prezzo da pagare per la spregiudicata manovra tentata dal finlandese, all’ultimo respiro, ai danni del connazionale Bottas.
Così hanno deciso i commissari del Gran Premio di Russia, applicando con coerenza, lo riconosco, la logica imperante nella F1 post moderna: chi rischia ha sempre torto e buonanotte suonatori.
LA SANZIONE ha una conseguenza simbolica: precipitando il Biondino dal quinto posto sul traguardo all’ottavo, la Ferrari perde qualche punto e automaticamente la Mercedes si consacra campione del mondo nella categoria riservata ai costruttori. Per la seconda stagione consecutiva, Stoccarda uber alles. Aspettando l’incoronazione di Lewis Hamilton, che già tra due settimane in Texas potrebbe riconfermarsi sul trono.
Beninteso, restando ai costruttori, si trattava di una semplice formalità: senza la punizione inflitta al Santo Bevitore, la casa di Stoccarda sarebbe stata costretta ad aspettare un’altra corsa per la celebrazione iridata, arrivata invece a tavolino. Ma nessuno poteva dubitare del verdetto: se è permesso, sin dall’alba della stagione, il marzo scorso in Australia.
IL DUELLO. Più interessante, in sede di riflessione, è l’atteggiamento che Raikkonen ha manifestato dal primo metro. Spericolato, per nulla disposto ad accettare il ruolo del gregario nei confronti di Vettel. Di fatto, a Sochi si è assistito al duello numero uno tra l’ultimo campione del mondo con la Rossa e l’erede di Schumi.
Comunque si voglia valutare il comportamento complessivo di Kimi (e la mia opinione il lettore la trova qui accanto), l’impressione è che all’interno della Ferrari stia maturando la convinzione di avere una vettura ormai non troppo lontana dalla dominante Mercedes. Questa consapevolezza si traduce in un salutare confronto in famiglia: nessuno discute la straordinaria stagione di Seb Vettel, ma Raikkonen dalla Russia con ardore ha lanciato un messaggio preciso.
Nel 2016, se le cose funzioneranno come i tifosi sperano, le gerarchie Rosse saranno da ridefinire. Ruota a ruota, come ieri a Sochi.
L’EPISODIO. Sul fattaccio, maturato quando stava per calare la bandiera a scacchi, i due finlandesi hanno ovviamente espresso opinioni inconciliabili. Nella versione ‘raikkoniana’, si è trattato di un normale incidente di gara, una collisione figlia della battaglia che mai dovrebbe mancare sulle piste della Formula Uno.
Invece Bottas, giustamente dal suo punto di vista, ci mancherebbe, si è sentito derubato (è finito fuori strada, dunque non classificato) di un podio che riteneva di avere coraggiosamente meritato sull’asfalto. Sono cose che succedono. Da sempre.
LA BEFFA. In coda, una segnalazione malinconica. Fernando Alonso si era classificato decimo, miracolosamente trascinando la McLaren Honda in zona punti. La giuria gli ha inflitto una penalizzazione di cinque secondi per aver ‘tagliato’ una curva. Morale: l’ex ferrarista è stato retrocesso in undicesima posizione.
Non ne va bene una, all’illustre ex.