Fa il biscottiere a Reggio da 14 anni con passaporto falso. Ritorni in Ghana

Si presentano in questura dichiarando di essere ghanesi, e chiedono il permesso di soggiorno per motivi di lavoro: da vent’anni qui da noi, hanno trovato stabile occupazione, vivono onestamente, sono integrati nella società. Ma dimenticano che quando vent’anni fa arrivarono in Italia, chiesero asilo politico dichiarando di essere liberiani e per questo mostrarono un passaporto contraffatto, dichiarando di essere stati perseguitati dalla Repubblica della Liberia. E così succede che in questura i funzionari notano l’irregolarità e revocano il permesso. Gli immigrati restano annichiliti, non se l’aspettavano. «Sono tragedie allucinanti – racconta l’avvocato Franco Beretti che si occupa di questi casi legali col collega Mario Di Frenna – Agli immigrati si dice che devono tornare in Ghana, e là non hanno più nessuno, c’è il vuoto assoluto e non potrebbero fare più niente».
E’ recent una sentenza del Consiglio di Stato che, di fronte al ricorso in appello di un immigrato ghanese – incensurato, biscottiere con contratto a tempo indeterminato – ha dato ragione alla questura, e non poteva essere diversamente, per una vicenda di questo tipo. Il 10 febbraio 2015 il questore di Reggio revocò il permesso di soggiorno «per protezione sussidiaria» rilasciato nel 2011 a un cittadino di origine ghanese in quanto, da accertamenti del luglio 2014, era risultato che la protezione era stata riconosciuta sulla base di documentazione contraffatta. L’immigrato africano era sbarcato a Lampedusa nel 2002. Dichiarando di essere liberiano, aveva ottenuto un permesso di soggiorno per attesa di asilo politico, poi il permesso di protezione sussidiaria. Nei suoi 12 anni reggiani, l’immigrato ottenne dalla questura di Reggio una serie di visti di reingresso in Italia, per consentirgli il rientro dopo i viaggi fatti con frequenza quasi annuale in Ghana, dove vivevano moglie e figlia (risale al 2013 il nullaosta per il ricongiungimento familiare in Italia, ma le due donne non sono mai arrivate da noi).
Scaduto il permesso, l’interessato chiese il rilascio del permesso di soggiorno per lavoro subordinato. Ma il passaporto liberiano esibito 12 anni prima era contraffatto, lo si constatò subito, e l’immigrato venne deferito all’autorità giudiziaria per uso di passaporto falso, e acquisita agli atti della questura una dichiarazione dell’ambasciata del Ghana in Italia in cui si attestava che l’uomo, nato in Ghana, aveva cittadinanza ghanese e non liberiana. Revocato il titolo di soggiorno per ragioni umanitarie, l’immigrato non poteva più essere accolta l’istanza di rilascio del permesso di lavoro. Vani i ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato poi. E adesso? La commissione territoriale per l’asilo politico è presumibile darà parere favorevole per la protezione umanitaria, consentendo all’immigrato di restare, ma occorre che l’interessato faccia richiesta. Per la cronaca, la procura di Reggio, ricevute le segnalazioni di passaporti contraffatti, una decina di anni fa aprì un’inchiesta: il reato, che prevede una pena da uno a sei anni, è caduto in prescrizione. Una condanna per quel reato non sarebbe tuttavia stata ostativa per l’ottenimento del permesso di soggiorno. Il Resto del Carlino