Fallimento “Ac Cesena”: il Pm chiede condanne pesanti per ex dirigenti tra tasse evase e bilanci falsati

Il fallimento dell’Ac Cesena Calcio del 2018 torna sotto i riflettori giudiziari con richieste di condanna fino a 4 anni e mezzo per gli ex dirigenti, amministratori e contabili della società. Il pubblico ministero Francesca Rago ha illustrato in una lunga requisitoria i gravi rilievi contestati, evidenziando come le difficoltà finanziarie fossero note e non adeguatamente affrontate dall’area dirigenziale e contabile.

Secondo l’accusa, il disastro economico del club è stato il risultato di una gestione scellerata che ha portato a un progressivo depauperamento delle casse societarie, culminato nel fallimento. Tra le principali cause, la mancata regolare corresponsione delle tasse e un debito con l’Erario che ha superato la soglia di 40 milioni di euro, diventando insostenibile nel tempo.

La strategia della società si è basata principalmente sulle cosiddette “plusvalenze”, spesso contestate come artificiose, e sulla costante rateizzazione dei debiti fiscali, anche attraverso l’uso dell’Iva di gruppo con la controllante Cesena & Co. Tuttavia, i piani di rientro non sono mai stati realmente applicati o sostenibili, aggravando ulteriormente la situazione finanziaria.

L’accusa sottolinea come, nonostante periodi di maggiore liquidità legati alle promozioni in Serie A, le rateizzazioni delle imposte venissero spesso disattese, con l’aggravio di sanzioni e interessi di mora. Le continue omissioni e la mancanza di interventi da parte dell’area amministrativa e contabile, consapevole della situazione, hanno contribuito in modo decisivo al collasso economico.

I giudici del collegio presieduto da Marco De Leva stanno ora valutando le richieste formulate dalla pm, che rappresentano un passaggio fondamentale nel processo volto a chiarire le responsabilità dietro il crac del club romagnolo.