Fallimento Titan Bagno, chiusa l’inchiesta. 22 indagati.

Schermata 2016-07-20 alle 07.15.23Una bancarotta preferenziale che all’epoca aveva visto il sequestro di 17 milioni di euro e funzionari di quattro istituti bancari indagati. Il pubblico ministero ha inviato l’avviso conclusioni indagini, preludio alla richiesta di rinvio a giudizio, ai 22 indagati dell’inchiesta, tra cui anche un commercialista riminese, che la Guardia di finanza di Rimini aveva battezzato ‘Operazione controsenso’ e che ruotava intorno alla Titan Bagno, un’azienda leader nel campo degli arredi per il bagno di San Marino. Una ditta solidissima, a cui per questo le banche avevano concesso finanziamenti senza garanzie. Nel 2008, la Titan Bagno aveva cominciato a boccheggiare e se fosse fallita le banche sarebbero rimaste con un pugno di mosche in mano. Di qui, secondo gli investigatori, la creazione di un’azienda a Coriano, la Make srl, sempre riconducibile ai fratelli Luca e Monica Baldinini, difesi dall’avvocato Alessandro Catrani.
Per le Fiamme Gialle, la Make serviva per aggirare l’ostacolo, e lì erano stati fatti confluire beni immobili e l’intero asset produttivo della Titan. Era stata alla Make che il poll formato dalle quattro banche aveva concesso finanziamenti, garantendosi così un simulato credito privilegiato perchè ipotecario. Soldi, secondo la Finanza, che erano stati girati subito alla Titan, consentendole di saldare i suoi debiti con le quattro banche, facendo tornare i soldi nelle casse da cui erano usciti. Un ‘giro’ del tutto illegale, venuto alla luce nel 2012, quando anche la Make era fallita con un buco di 20 milioni di euro. Una voragine dnetro cui erano andati a guardare i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria. Dopo il primo sequestro di 10 milioni di euro, nel 2013 gli inquirenti ne avevano fatto scattare un secondo, questa volta di 7, ai danni della quattro banche. il Resto del Carlino