Asset Banca ha ospitato il convegno del Kiwanis e dell’Associazione Vado, dedicato alla famiglia.
Tema, come ha sottolineato il segretario Francesco Mussoni presente al simposio, non scontato e oggetto di valutazione da parte del Consiglio che proprio in questi giorni ha ribadito con forza il suo significato più profondo che richiama l’unione di un uomo e una donna in tutte le sue forme.
“Così -ha continuato il segretario Mussoni- pur in presenza di ampi riconoscimenti di esigenze individuali, le eccezioni non diventeranno
la regola ma serviranno per confermare quelle regole. Il tema dei riconoscimenti individuali è infatti stato strumentalizzato e grande è la sensibilità di chi, mostrando una visione di impresa molto vicina al sociale, investe tempo e risorse per organizzare un convengo sulla famiglia”.
Tra i relatori del simposio non poteva mancare l’on. Luisa Santolini che da decenni si dedica ad approfondire le tematiche legate alla famiglia con l’obiettivo di diffondere la consapevolezza della sua importanza, quasi unico argine alla decadenza. “La famiglia -ha detto- è l’architrave stessa della società, stupisce allora che per la politica sia del tutto inesistente. In recenti interventi due ministri italiani hanno dichiarato che la famiglia non esiste, che oggi si può solo parlare di un coacervo di convivenze obbligatorie. Di qui il grande alibi al suo isolamento. Forte e radicata è dunque la convinzione dell’inesistenza di un istituto, quello della famiglia, il quale, evidentemente per questa ragione, è stato relegato ad un ruolo marginale e lasciato senza tutele tradendo in pieno il principio della sussidiarietà.
Se la famiglia detiene la titolarità dell’educazione dei figli ed essa praticamente non esiste altri dovrebbero occuparsene a cominciare dalla scuola in base al principio di sussidiarietà. Anche nella scuola l’educazione ha però perso la sua centralità e il vecchio progetto educativo è stato sostituito dal piano dell’offerta formativa.
Si è dunque persa per strada, come non servisse, l’educazione, ovvero quella disciplina che aveva il nobile scopo di correggere l’egoismo disponendoci verso l’altro e facendoci acquisire quell’onestà intellettuale che ci fa riconoscere i nostri errori in nome dell’amore verso il sapere, verso la cultura, verso l’uomo. Ciò che si è perso per strada è, a ben vedere, il miglior antidoto contro le guerre, l’intolleranza, il razzismo.
La scuola non educa più e i genitori sono diventati sindacalisti dei propri figli. Se in Africa saggiamente si dice che per educare un bambino ci vuole un intero villaggio, noi qui non abbiamo più nessuno che abbia fiducia nella propria capacità educativa. I media d’altro canto danno voce all’assenza della famiglia contribuendo ad esasperare un clima culturale dove l’etica privata sembra affidata a opzioni non argomentabili e quella pubblica orientata unicamente all’interesse personale”.
Ha concluso l’onorevole Luisa Santolini: “Fa bene in questo quadro sapere che almeno a San Marino la famiglia è ancora la regola, che non è diventata un’eccezione”.
“Ma se la famiglia scompare si porta con sé anche il futuro ed è qui il grande problema del nostro tempo”, lo ha detto il professor Marco Moschini docente di filosofia teoretigia concentrandosi sulla parola felicità: “Si può essere felici -ha spiegato- solo guardando al futuro, avendo un progetto e proiettandolo in un tempo che verrà. Il male del nostro tempo è il pensiero costantemente rivolto al presente, l’atroce mancanza di desiderio che determina un’esigenza di soddisfazione che nulla ha a che fare con la felicità, per sua natura legata al futuro.
Essere poeti nel tempo della povertà -ha poi filosoficamente concluso- significa tornare a costruire orizzonti umani, lasciarci contamina- re dalle tracce di vita che entrano in noi, coltivare l’uomo per coltivare la speranza del futuro.
Come affermava il buon Seneca: il sole non può essere cancellato dalle nuvole”.
La Tribuna