Fano. Cena con Dialetto. La promozione del vernacolo fanese è servita.

foto-anselmi-zarri

Fano. Un momento conviviale tutto da ridere, con le tipicità dell’enogastronomia e della comicità fanese. Un immaginario invito a cena tra il Lisippo e la Dea della Fortuna è l’idea nata dalla creatività di Nicola Zarri, titolare dell’omonima agenzia, per lanciare il primo appuntamento di “Cena con dialetto”, le serate evento che da ottobre saranno un appuntamento fisso mensile dedicato agli amanti del buon cibo e agli estimatori del dialetto fanese. “Protagonista assoluto il connubio tra dialetto e piatti tipici locali per serate all’insegna del mangiar bene e di qualità e del divertimento. Da qui l’idea di organizzare delle cene con intrattenimento e sketch di teatro dialettale a cura di attori e compagnie teatrali fanesi in collaborazione con i ristoranti della zona che proporranno un menù a prezzo fisso (comprensivo di cena con prodotti del nostro territorio e spettacolo) in serate infrasettimanali, per consentire al ristoratore di realizzare degli incassi anche in giornate non particolarmente ricche di avventori.Grazie all’impegno dei numerosi artisti del territorio fanese che si esibiranno con letture di poesie, barzellette o spezzoni di spettacoli teatrali, il buon cibo servito sarà condito con il buonumore che il dialetto sa esprimere.

Primo appuntamento venerdì 23 ottobre 2015 al ristorante Relais Villa Giulia, in località San Biagio 40 a Fano (Per prenotazioni 0721/823159. Opzioni menu di carne o vegetariano a 30 euro, comprende due primi, un secondo, un contorno, dolce, vino, acqua e caffè).

Il programma prevede poi un secondo appuntamento il 13 novembre con la “Cena con Dialetto” Da Ciarro al Lido di Fano, a cui seguiranno altre serate in calendario. “Le cene con spettacolo sono organizzate dall’agenzia Zarri Comunicazione, con la collaborazione di produttori e aziende del territorio, che potranno inserire i loro prodotti per arricchire i menu dei ristoratori e farli conoscere al pubblico presente durante le cene”.

Tratto dal Resto del Carlino