FANO – Non c’è ancora un accordo per la prossima edizione del Carnevale. Questa mattina, infatti, nella sede dell’Ente carnevalesca si è svolto un incontro tra presidente, consiglieri e i carristi, per procedere con l’organizzazione della principale manifestazione fanese, conclusosi però con un nulla di fatto, dal momento che non sono state prese decisioni.
C’è stato un impegno delle parti a incontrarsi di nuovo per valutare le proposte e soprattutto presentare tutti i bozzetti per i carri. “Abbiamo deciso di convocare un nuovo incontro per mercoledì sera – afferma il presidente dell’Ente Carnevalesca Luciano Cecchini – I carristi avranno modo di presentare il loro progetto e di portare tutti i bozzetti dei carri, in modo da valutare insieme le alternative. Poi in un paio di giorni vedremo di chiudere e arrivare ad una decisione entro la settimana”.
Dall’incontro è emerso un cambiamento del progetto presentato dalle maestranze che prevede il restyling dei quattro carri di prima categoria, a cui si aggiunge un nuovo Pupo ed un carro allegorico di seconda categoria totalmente innovativo. Il tutto al costo di 100.000 euro, leggermente ridimensionato rispetto alla cifra inizialmente quantificata di 150.000 euro, ovviamente con una piccola revisione del prodotto finale.
La proposta metterebbe d’accordo tutti, poiché i carri verrebbero modificati in modo da apportare una ventata di novità alle sfilate, ma permetterebbe anche a tutti carristi di lavorare a un’opera. Il costo per la sistemazione di un carro di prima categoria è stimato intorno ai 20.000 euro, mentre 10.000 euro sarebbe la cifra che occorre sia per il Pupo che per il carro di seconda categoria.
Il problema però potrebbe sorgere se la Carnevalesca non riuscisse a stanziare la cifra richiesta, dato che si parla di una disponibilità di 80.000 euro da destinare ai giganti di cartapesta. In questo caso un capo carro sarebbe costretto a restare fuori dal lavoro con tutto lo staff di altre cinque o sei persone. A meno che tutti non decidano di decurtarsi i compensi del 20 per cento mantenendo l’unità della categoria.
Corriere Adriatico