Fano. La nonnina raggira il Comune: per dieci anni ha avuto una casa gratis

case popolariFANO. Si era detta indigente, ma in banca aveva 96mila euro e altri 50mila alle Poste. Alla sua morte chiesto un risarcimento da 53mila euro al nipote.

Si sono fidati di quella vecchina che si presentò in Comune a Fano nel 2004 dicendo di essere stata sfrattata dal genero. Nessuno le chiese il Cud, il conto in banca, le proprietà, le possibili risorse. Niente. L’ufficio assistenza le trovò una casa accanto a quella che aveva dovuto lasciare, fece un contratto d’affitto col proprietario e assegnò gratuitamente l’abitazione a quella anziana donna, pagandole tutto. La pensionata è rimasta in quella casa pagata dal Comune per quasi 10 anni, morendo nell’agosto 2013. Vanda Rondina, classe 1927, famosa a Fano per una guerra legale ventennale col genero dopo la morte della figlia avvenuta agli inizi degli anni ’90. Quando l’amministratore di sostegno, nominato dal giudice negli ultimi mesi di vita della donna, va a chiedere alle banche se esiste qualche conto a nome di Vanda Rondina, scopre che ci sono 96mila euro e altri 50mila euro in un conto postale. Racconta il dottor Angelo David, l’odiato genero: «Dopo aver avuto la vita rovinata da mia suocera che ha cercato in tutti i modi di nascondere l’eredità che per legge toccava a mio figlio e suo nipote, mi sono pure visto chiedere indietro i soldi per quello che aveva combinato lei. Una beffa insopportabile che il giudice ha saputo capire perfettamente rigettando l’orrenda pretesa del Comune di Fano, scrivendo che l’ente non ha saputo nemmeno spiegare come sia stato possibile assegnare casa e prebende senza controlli. E ricordo bene nel 2004 quando andai in Comune a dire che avevano dato la casa a mia suocera che era una persona ricca, che percepiva una forte pensione, e che non era povera. Nel frattempo mia suocera ha continuato a querelarmi per ogni cosa, compreso lo scoppio di petardi davanti a casa sua per la notte di Hallowen. Disse che era una bomba lanciata da me contro la sua finestra. E finìì sotto processo. Un incubo. Per difendermi da vent’anni di querele, ho speso 80mila euro. Mia suocera invece niente: pur con tanti soldi in banca, riuscì ad ottenere sempre il gratuito patrocinio accollando allo Stato ogni sua spesa legale malgrado facessi presente ogni volta che non ne aveva diritto».

Resto del Carlino