Ferrari corre in Borsa: utili in crescita del 38% a 400 milioni

L’azione della Ferrari sprinta a Piazza Affari (segui in diretta) dopo la pubblicazione dei numeri del bilancio 2016, chiuso con risultati record. L’utile netto è pari a 400 milioni, il 38% in più del 2015, mentre l’utile netto adjusted è in aumento del 37,1% a 425 milioni di euro. Sarà proposta la distribuzione di 120 milioni di euro di dividendi, 0,635 euro per azione ordinaria. Alla fine della giornata di contrattazioni, l’azione di Maranello ha guadagnato a Milano il 3,7%.

Il Cavallino rampante ha scritto a bilancio ricavi netti pari a 3,1 miliardi di euro, in crescita dell’8,8% (+9,4% a cambi costanti). Le consegne totali hanno raggiunto le 8.014 unità, con un aumento di 350 unità (+4,6%). Tutte le regioni hanno fornito un contributo positivo. All’interno dell’area Emea, che ha registrato un’espansione dell’8%, Italia, Germania e Francia sono cresciute a doppia cifra.

Tra i numeri accolti positivamente si sottolinea il calo dell’indebitamento industriale netto a 653 milioni di euro a fronte dei 797 milioni di fine 2015. “Tale riduzione – spiega la società – va ricondotta principalmente alla generazione di free cash flow industriale, controbilanciata in parte dalla distribuzione ai possessori di azioni ordinarie e dai dividendi corrisposti alle partecipazioni di minoranza”.

Per il 2017 il gruppo Ferrari stima, ipotizzando cambi in linea con le attuali condizioni di mercato, 8.400 consegne incluse le supercar, ricavi netti oltre 3,3 miliardi, ebitda adjusted oltre 950 milioni di euro, indebitamento industriale netto pari a 500 milioni, inclusa una distribuzione ai possessori di azioni ordinarie ed esclusi potenziali riacquisti di azioni.

Il presidente e ad Sergio Marchionne ha detto “è stato un buon anno, siamo soddisfatti”. E ha poi lanciato una suggestione: “Stiamo esplorando l’opportunità ora” di comprare una quota della F1. “Ne stiamo parlando con Liberty Media”, ha aggiunto Marchionne, facendo riferimento ai nuovi propietari del Circus. “Non è una questione finanziaria”, ha sottolineato il numero uno del Cavallino,

precisando tuttavia che sarebbe “poco saggio” fare mosse senza avere chiarezza di cosa succederà dopo il 2020, quando scadrà il concorde agreement, il cosiddetto ‘patto della concordia’ che regola, fra l’altro, il trattamento economico tra le scuderie di F1. La Repubblica