Ha avuto mille fogge, lo scudetto sabaudo o quello tricolore sul petto. Ma il colore no, quello e’ rimasto sempre lo stesso attraverso un secolo di grandi emozioni. La maglia azzurra compie domani 100 anni, bandiera senza eta’ e simbolo di identificazione nazionale. ‘Azzurri’, li chiamano in tutto il mondo. E quando in campo scendono Giuseppe Milano, primo capitano con quel colore Savoia, o Peppino Meazza, Gigi Riva o capitan Cannavaro, Pablito Rossi o Roberto Baggio, ecco pare aprirsi davvero uno sprazzo di cielo. La prima volta dunque fu il 6 gennaio 1911 a Milano, un Italia-Ungheria all’Arena. La nazionale di calcio aveva gia’ disputato due partite ma di bianco vestita. Quel colore lo portavano anche i magiari, cosi’ l’Italia scelse l’azzurro caro a Casa Savoia. E non lo lascio’ piu’. Settecento undici volte in campo, e solo due l’Italia ha tradito il suo colore, per un nero indossato a Francia ’38 e mai piu’ ripetuto. Poi, anche quando gli avversari costringevano a ripiegare sulla seconda maglia – bianca – uno sprazzo d’azzurro c’era sempre. Come la striscia sul petto usata dagli eroi di Mexico ’70, o il calzettone in tinta di tante battaglie sportive. Quell’azzurro l’hanno vestito campioni di quattro Mondiali vinti, in Italia la prima volta nel ’34 e subito dopo in Francia, con la doppietta del ct Vittorio Pozzo, e ancora i ragazzi di Bearzot a Spagna ’82 e quelli di Lippi per Germania 2006. Ma anche capitan Facchetti nell’unico europeo vinto, il ’68, e poi Rivera, Mazzola, Burgnich e gli altri nella mitica semifinale dell’Atzeca, Italia-Germania 4-3, o nella finale persa col Brasile. E ancora Roberto Baggio nell’altra finale sfuggita ai rigori a Pasadena, Usa ’94. Centotrentasei volte l’ha indossata Fabio Cannavaro, capitano della notte di Berlino, l’azzurro con piu’ presenze. La porta ancora idealmente, e con orgoglio, Gigi Riva, capocannoniere di tutti i tempi con 35 gol che confessa di sentirsela addosso ancora oggi. Una galleria di ricordi ed emozioni, che ne’ i rovesci sportivi ne’ la modernita’ hanno intaccato. L’Italia e’ stata l’ultima, tra le grandi nazionali, a cedere alle lusinghe degli sponsor. Quando a Francia ’98 Coni e Federcalcio accettarono di stampare il logo della ditta che di volta in volta forniva le nuove divise, fu quasi una sollevazione nazionale. ”E’ come un tricolore, non si puo’ commercializzare”, disse un ex ct, Azeglio Vicini. E’ andata cosi’, e i nuovi tempi non hanno sottratto nulla al fascino. ‘Azzurri’ ha continuato a indicare tutti gli italiani dello sport nel mondo, a partire dal calcio giu’ fino a tutti gli altri sport, e perfino qualcosa di piu’. Hanno riproposto la maglia nell’originale sfumatura Savoia con tessuti tecnici ribattezzati Kombat, oppure accoppiata a un inedito marrone dei pantaloncini. Puristi e innovatori si sono divisi. Ma l’Italia non ha mai smesso di sentirsi azzurra.
MAGLIA AZZURRA, CANNAVARO: UN SOGNO PER TUTTI – ”E’ un sogno per ogni bambino italiano: chi non ha mai desiderato indossarla?”. La maglia azzurra della Nazionale di calcio compie cento anni domani (per la prima volta fu utilizzata in Italia-Ungheria del 6 gennaio 1911 a Milano), e Fabio Cannavaro, l’uomo che con 136 presenze l’ha vestita piu’ volte, la celebra con emozione. ”E’ un indumento – spiega all’ANSA il capitano della Nazionale campione del mondo 2006 – che rappresenta quasi una dimensione mistica. Ognuno di noi l’ ha vista come simbolo di felicita’, e la mia della finale di Berlino l’ho donata con molta gioia e un po’ di dolore al museo del calcio di Coverciano”. E’ cosi’ legato al valore simbolico della maglietta, Cannavaro, da andare oltre gli schemi economico-estetici: ”Volete sapere quale sia quella che preferisco?: beh, nonostante nei primi anni azzurri abbia indossato maglie azzurre del mio sponsor personale, la Nike, quelle che mi piacciono di piu’ sono quelle indossate in Germania. Piu’ le guardo e piu’ mi sembrano bellissime…”.