Festini hard e appalti pilotati, la bella vita dell’ammiraglio pro immigrati. L’ideatore di ”Mare Nostrum”

De giorgiAl Ministero della Difesa probabilmente in molti sapevano, ma finora nessuno aveva mai denunciato nulla. Ora un dossier inviato alle Procure di Potenza e Roma rivela gli eccessi dell’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, attuale Capo di Stato Maggiore della Marina, indagato nell’inchiesta sull’impianto di Tempa rossa che ha già causato le dimissioni del ministro Guidi. Da quanto emerge sembra che all’ideatore di Mare Nostrum (e suo strenuo difensore) piacesse organizzare festini a bordo della nave Vittorio Veneto, con belle ragazze compiacenti trasferite a bordo in elicottero o con i Falcon 20 manco fossero dei taxi. Per non parlare delle commesse da decine di milioni di euro utilizzate per ristrutturare i salottini riservati agli ufficiali, o dei pranzi luculliani dal “Bolognese” in piazza del Popolo a Roma per brindare allo sblocco dei finanziamenti. Sembra addirittura dai racconti che in più di un’occasione De Giorgi abbia atteso i suoi ospiti a bordo della Vittorio Veneto in groppa ad un cavallo bianco. L’ammiraglio, oltre ad essere indagato, stava già ricevendo pressioni per arrivare alle sue dimissioni dopo la pubblicazione delle intercettazioni in cui attacca il ministro della Difesa Pinotti.

Ora questo dossier anonimo arrivato sul tavolo delle Procure, che indica nomi, fatti e documenti originali sugli affari da milioni di euro, dovrà essere esaminato. De Giorgi avrà modo di rispondere ai Pm venerdì, quando sarà interrogato in merito all’indagine per associazione per delinquere, abuso d’ufficio e traffico d’influenza con Gianluca Gemelli, il compagno dell’ex ministro per lo Sviluppo economico e altri lobbisti. La persona che ha fornito il dossier non vuole uscire allo scoperto, “perché ho già abbondantemente pagato per non essermi piegato alle richieste del capo di Stato maggiore”, spiega. Nel documento fornito alle procure si dice come “famosi sono stati i festini organizzati dal comandante a bordo della Vittorio Veneto in navigazione, con tanto di trasferimento a mezzo elicottero di signorine allegre e compiacenti. O di quella volta, sempre da Comandante della Vittorio Veneto in sosta a New York, che accolse gli invitati ad un cocktail a bordo, in sella a un cavallo bianco appositamente noleggiato. Tutti sapevano e tutti, per paura delle sue vendette, tacevano circa l’uso improprio che l’ammiraglio, una volta diventato capo delle Forze Aeree della Marina, faceva degli elicotteri e soprattutto del velivolo Falcon 20 che in versione Vip lo trasportava continuamente come in un taxi (a spese dei contribuenti)”.

Ma oltre alla parte godereccia e gaudente c’è anche quella relativa alla gestione del personale, nemmeno si trattasse di un re con la sua corte. “Bisognerebbe chiedersi come mai a tanti ufficiali dallo specchiato passato nelle commissioni di avanzamento e di vertice è stato precluso improvvisamente e senza spiegazioni ogni futuro sviluppo di carriera”. Chi faceva domande o rompeva le scatole veniva penalizzato, mentre le promozioni erano riservate ai più fedeli. Tra i casi più eclatanti c’è quello relativo agli incursori del Comando di Varginano, “trasferiti dall’altra parte dell’Italia (buttando così milioni spesi nella loro preparazione specifica) solo perché hanno fatto parte del gruppetto che nel corso delle prove del defilamento del 2 giugno, facendo scherzi con palloncini pieni d’acqua (è tradizione di tutti i militari che partecipano a tale evento), schizzarono Sua Maestà De Giorgi”. Insomma dal racconto dell’anonimo emergerebbe un profilo dell’ammiraglio simile a quello di un satrapo pazzo.

Tornando all’aspetto più gaudente, nel dossier si ricorda “il pranzo luculliano, abbeverato da fiumi di champagne, fatto presso il ristorante “Il Bolognese” di piazza del Popolo a Roma dove condusse un codazzo dei suoi più fidati e compiacenti collaboratori a festeggiare il primo positivo consenso espresso dal Parlamento sulla Legge Navale“. Per eludere la rendicontazione, “le spese per il Capo di Stato Maggiore sono state sottratte alla rendicontazione amministrativa, esiste la raccomandazione di prendere nota delle spese e conservare tali annotazioni soltanto per l’anno solare in corso”. Sono due invece gli appalti di cui si parla nel dossier. Il primo risale al 2013 quando il Capo di Stato Maggiore “in visita a una fregata classe Fremm nei cantieri di Fincantieri per completare le ultime fasi di allestimento, non gradendo la ripartizione delle aree destinate al quadrato ufficiali e dei camerini destinati al comandante, ordinava ai dirigenti di attuare le modifiche da lui indicate”. Una bazzecola da 42 milioni e 986mila euro che De Giorgi fece pagare ai contribuenti. Ma l’ammiraglio si è superato nella “produzione di unità sottili stealth ad altissima velocità, con scafi e strutture di carbonio trattato con l’applicazione delle nanotecnologie”. De Giorgi riuscì a farsi approvare il progetto dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, Luigi Mario Binelli Mantelli, che prevedeva una convenzione con la società “As Aeronautical“. Società che a quanto riportato nel dossier “tecnicamente non esiste e non dispone di apparecchiature, né di maestranze all’altezza. Il suo responsabile, ingegner Bordignon, millanta coperture illustri come De Giorgi e Valter Pastena”. Quest’ultimo è il consulente dell’ex ministro Guidi, anche lui indagato a Potenza nell’inchiesta tempa Rossa.
Davide Di Stefano, Primato Nazionale