
Il racconto di “personaggi che sono lividi, marci dentro. Vittime e carnefici sono sul banco insieme, in un film crudo che non fa sconti”. Una storia “che ti fa mettere in discussione, ti fa capire a cosa possano arrivare le persone, per fame, per una dipendenza come la ludopatia, per apparire. Tutti aspetti della nostra società, tutti mali moderni. E’ un film che parla a tutti noi”. Sono fra i tratti, spiega Salvo Ficarra, che hanno convinto lui e Valentino Picone a diventare cosceneggiatori e coproduttori attraverso attraverso la loro società, la Tramp Limited (insieme a Rai Cinema), di Spaccaossa, storia di crimine e disperazione, ispirata a un reale fatto di cronaca, con la quale esordisce come regista cinematografico Vincenzo Pirrotta, già pluripremiato autore e regista teatrale, oltre che attore. Il film dopo il debutto alla Mostra del cinema di Venezia nelle Giornate degli autori, arriva in sala (introdotto da alcune anteprime in giro per l’Italia) il 24 novembre con Luce Cinecittà.
Al centro della storia c’è un’improvvisata e violenta organizzazione criminale palermitana che rompe le ossa a vittime consenzienti, dal giocatore di videopoker Machinetta (Lo Cascio), al padre di famiglia Mimmo (Luna), e simula incidenti per riscuotere lauti indennizzi assicurativi. A reclutare le ‘vittime’ è Vincenzo (Pirrotta, che definisce il suo ruolo “un uomo senza qualità”), tanto obbediente alla banda quanto alla madre padrona (Quattrocchi). L’incontro con Luisa (Caramazza, per la quale il suo personaggio “cammina sul filo del rasoio”), tossicodipendente, potrebbe aprirgli una via diversa, ma l’uomo finisce per coinvolgere anche la ragazza nel ‘giro’. Nel cast, fra gli altri anche Ninni Bruschetta, Giovanni Calcagno e Simona Malato. “Quando ho ascoltato al radiogiornale di quegli arresti, “ho sentito subito la doppia miseria che avvolge tutta la vicenda – spiega Pirrotta -. C’è la miseria vestita di cinismo di questo gruppo di delinquenti che recluta le persone per inscenare incidenti e la miseria vestita di disperazione di chi accetta di farsi spaccare le ossa per poche migliaia di euro”. Un mondo nel quale “è come se i personaggi camminassero sull’orlo di un baratro. Quella che raccontiamo è una discesa agli inferi”., un mondo “autoreferenziale, dal quale lo Stato è lontanissimo” aggiunge Ficarra. Come cosceneggiatori, per la prima volta di un film non loro, “ci siamo messi dalla parte del pubblico – sottolinea Picone -. Si possono raccontare storie così drammatiche anche senza scadere nel ‘tascio’ (il corrispondente siciliano di ‘coatto’). Vincenzo è stato molto bravo nel non avere mezze misure, nel non ostentare troppo gli elementi più duri”. A chi gli chiede se per il film abbia contato la lezione di un maestro come Francesco Rosi, di cui ricorre il centenario della nascita, Picone risponde che “Rosi ti insegna la crudezza delle cose, lo sguardo sferzante su certe realtà”. Spaccaossa arriva nei cinema in un periodo non semplice per le sale: “Oggi c’è da fare i conti con la carenza di spettatori.
Forse si potrebbe invogliare il pubblico ad andare a scoprire nuovi attori o autori, differenziando i prezzi, qualcosa che si fa anche a teatro” propone Ficarra. Per avvicinare anche gli spettatori più giovani ai film italiani “sarebbe importante anche ragionare sull’introdurre a scuola la storia del cinema italiano – sottolinea Picone – per far capire come grandi registi americani si sono ispirati ai nostri”. (ANSA).
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