FINANZA VICENTINA RICERCA COMMERCIALISTA SAMMARINESE

OPERAZIONE LEASE BACK. Partiva da Albettone una frode milionaria ai danni di una società di leasing: 78 casi. Padre ai domiciliari, un figlio in cella e l’altro è ricercato. Obbligo di presentazione per altri sei: commercialista nei guai

Vicenza. Una famiglia di imprenditori vicentini è stata arrestata dalla guardia di finanza. Sereno Falda, 73 anni, di Albettone, via Ponte Botti 7, dall’alba di ieri è agli arresti domiciliari; il figlio Antonio, 29, è in carcere, mentre suo fratello Andrea, 42, è ricercato e anche per lui si apriranno le porte della cella. I Falda, in virtù dell’ordinanza di custodia firmata dal giudice Eloisa Pesenti, sono considerati il vertice di un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata. Con la complicità di altre sei persone avrebbero messo in atto, dal 2006 alla fine del 2008, una raffica di stangate ai danni della “Tiroler Sparkassen leasing spa” di Bolzano, per un danno stimato in circa 6 milioni di euro, attraverso una serie di “cartiere”.

GLI INDAGATI. Oltre ai tre Falda, il provvedimento del giudice, sollecitato dal pubblico ministero Paolo Pecori, obbliga alla presentazione quotidiana in caserma dei carabinieri altre sei persone, fra prestanomi e titolari di società fantasma. Si tratta di Mirco Mambrin, 58 anni, di Albettone, via Foro Boario 8; della segretaria dei Falda Serena Bonato, 29, di Albettone, via Burchia 22; M.A.; di Roberto Pelamatti, 53, bresciano tuttora in Brasile, dove è stato informato del provvedimento (avrebbe promesso di rientrare quanto prima in Italia). Ancora, nei guai un commercialista di S. Marino, ex membro del cda della banca di S. Marino, e di un romeno. Questi ultimi non sono stati trovati ieri mattina, durante il blitz, e sono ricercati. Va detto che durante la perquisizione ad Albettone, per entrare nella villa dei Falda i finanzieri del colonnello Morelli hanno dovuto chiamare i pompieri per farsi aprire.

LA FRODE. In base a quanto ricostruito dai detective del nucleo di polizia tributaria guidato dal tenente colonnello Borrelli, i Falda avevano studiato un meccanismo assai sofisticato. Attraverso 4 società a loro riconducibili (Falsystem srl di Albettone, Logistic Trade srl e Majetic Italia srl di Castelfranco e Mondial tecnologie srl di Darfo Boario), vendevano alla società di leasing dei macchinari di valore: piattaforme elevatrici, carrelli e sollevatori. Quindi indicavano a Bolzano delle società interessate all’acquisto: sono 14, 11 delle quali “cartiere” intestate a prestanome nullatenenti con sedi in varie regioni. Il leasing vendeva le macchine alle “cartiere”, che con i soldi dei Falda pagavano la prima maxirata. Poi sparivano nel nulla. I macchinari, che le ditte dei Falda dovevano portare ai nuovi acquirenti, non si muovevano mai dai loro magazzini. Cambiavano le etichette identificative (ne sono state sequestrate 35 di false) e, simulando di avere una nuova macchina, la ricedevano alla società di leasing che non riusciva più a farsi pagare le rate. Complessivamente, il trucchetto è riuscito 78 volte, per un danno di almeno 4 milioni, prima che la “Tiroler” sporgesse denuncia.

CALUNNIA E INSOLVENZA. Alcuni indagati devono rispondere anche di calunnia e insolvenza fraudolenta. Nel primo caso per aver pagato con assegni scoperti, denunciandone poi falsamente il furto; nel secondo, perché sapevano bene che non avrebbero pagato le opere.

LE FINTE DENUNCE. Tre delle 14 ditte acquirenti erano in realtà esistenti, che si erano lamentate del fatto che i macchinari dei Falda non erano nuovi ma usati (con le etichette false). Andrea Falda ad uno di loro aveva offerto 100 mila euro per presentare una (finta) denuncia di furto, di modo da evitare guai con il leasing.

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