Ci auguravamo che gli eventi organizzati in Repubblica nell’ultimo periodo sul tema del testamento
biologico e delle disposizioni anticipate di trattamento avrebbero portato alla apertura di un
confronto su un tema delicatissimo, che necessita di approfondimenti da parte di tutti, a maggior
ragione in una società, come quella sammarinese, che è sempre stata “inclusiva”, dando valore a
tutti i suoi componenti e sostenendo particolarmente quelli più fragili e indifesi.
Abbiamo dunque apprezzato l’intervento del Prof. Canestrari, che recentemente invitato a parlare di
questi temi aveva auspicato che si potesse finalmente aprire uno «spazio di riflessione corale di alto
livello su tematiche inerenti l’ultimo, delicatissimo e decisivo momento dell’esistenza di ognuno,
“perché – è stato spiegato – si misura con la sofferenza delle persone e delle famiglie; e presenta
molteplici implicazioni di carattere medico e giuridico, ma anche etico, religioso, sociale”.»
Leggendo il progetto di legge depositato recentemente dal movimento politico Rete, rinnoviamo il
nostro invito a compiere tutti gli approfondimenti necessari per far sì che la legge che dovesse uscire
dall’aula consiliare possa essere veramente la migliore possibile, così da garantire ad ogni persona
di questa comunità di vivere in dignità fino all’ultimo momento della propria esistenza.
Innanzitutto ci preme evidenziare quanta attenzione alla vita, alla malattia, al dolore, al paziente, ai
familiari sia presente nella nostra struttura ospedaliera, che riesce sempre ad esprimere una
grandissima umanità, anche nei momenti più difficili della vita dei malati, accompagnandoli
all’ultimo stadio della loro esistenza con professionalità e delicatezza. E che il consenso informato
esiste già, da molto tempo, per qualsiasi trattamento medico; così come esistono le cure palliative,
che sono messe a disposizione dall’ISS a titolo gratuito.
Pronti ad offrire il nostro contributo al dibattito che speriamo si apra sul serio con tutte le
componenti della società, ci permettiamo sin da ora di evidenziare quanto segue, con riferimento al
detto progetto di legge.
1) All’articolo 1, punto 2, si scrive che la legge intende “garantire ad ogni individuo il diritto a
ricevere cure adeguate, appropriate e rispettose della sua dignità”. Tuttavia, in tutto il restante
articolato della legge non pare ci si interessi di migliorare l’assistenza sanitaria e di fornire terapie
migliori o più avanzate; ci si concentra piuttosto su come riuscire ad ottenere la morte anticipata
delle persone malate, facendo leva sulle loro presunte volontà e libertà, anche in condizioni ove
le loro volontà e libertà sono fortemente compromesse. Noi crediamo che la vita di tutti i
componenti della società sia “degna” fino all’ultimo istante ed il compito primario di tutti sia
quello di curarla e rispettarla senza se e senza ma, facendo davvero in modo che ogni persona
possa ricevere cure adeguate ed appropriate in ogni fase della sua esistenza.
2) Tutti siamo favorevoli ad evitare l’accanimento terapeutico. Che è l’eccesso di cure
sproporzionate nei confronti di pazienti terminali e che già ora il nostro sistema sanitario non
pratica. Il progetto di legge amplia di molto e crea confusione sul concetto di accanimento
terapeutico. Noi riteniamo inaccettabile che le disposizioni che si andranno ad introdurre
riguardanti l’accanimento terapeutico possano servire in realtà a far morire prima persone che
oggi restano in vita grazie a terapie a loro dedicate; persone che a distanza di tempo potrebbero
ricevere cure adeguate alla guarigione, perché la ricerca per fortuna avanza rapidamente e dà nel
tempo risultati incredibili. Terapie oggi non disponibili per curare certe patologie potrebbero
esserlo fra un anno. Questo sforzo viene ritenuto inutile per chi è oggi ritenuto inguaribile e
dipendente da forme di sostegno vitale?
3) Alimentazione e idratazione sono sostegno vitale, non terapie, sarebbe bene precisarlo. Ed è
inaccettabile che la rinuncia a trattamenti finalizzati ad alimentare e idratare sia considerata
addirittura un “diritto inalienabile”. Di chi? Di chi vuole far morire altre persone?
4) Con il principio della “autodeterminazione della persona” si vuole far saltare l’alleanza
terapeutica tra medico e paziente: quell’incontro tra due persone che insieme, sulla base della
professionalità dell’una e dell’umanità di entrambe, discutono e valutano le varie opzioni
terapeutiche per giungere a decisioni spesso difficili per il paziente. Con l’art. 5 il quadro della
collaborazione autentica tra medico e paziente viene decisamente cancellato. Ci pare che l’unico
obiettivo che si vuole raggiungere sia quello di legittimare il rifiuto di terapie anche salvavita e la
morte conseguente del paziente. Il medico viene “allontanato” dal paziente e l’“alleanza
terapeutica” si deforma nella garanzia di impunità del medico, al quale addirittura è negato il
diritto alla obiezione di coscienza, in spregio dei principi riconosciuti dalle principali Convenzioni
internazionali. Il medico dovrebbe fungere semplicemente da Notaio ed indicare in cartella solo
il rifiuto del trattamento, che può essere anche privo di motivazioni. E chi verificherà dopo la
morte del paziente che il paziente sia stato previamente davvero “adeguatamente informato”?
Noi vogliamo ricordare che il giuramento di Ippocrate prestato dai medici non è e non deve
essere una pura formalità.
5) Una disciplina che mostra la chiara preferenza per la morte delle persone malate, piuttosto che
per la loro cura, mette seriamente in pericolo le persone fragili e anziane. Addirittura il progetto
di legge prevede come far morire anticipatamente anche gli incapaci e i bambini, che hanno
invece il diritto di essere sempre curati al meglio, a prescindere dalla loro presunta volontà e
tanto meno da quella dei loro rappresentanti legali. Proprio perché non hanno la possibilità di
esprimere una volontà valida, la società ha il dovere di proteggerli nella loro fragilità. Sono
soggetti deboli che non devono essere mai abbandonati.
6) Il progetto di legge mostra una chiara posizione antiscientifica che nega la validità degli
importanti risultati della scienza medica, facendo rinunciare le persone a restare in vita pur in
assenza di sofferenza e dunque facendole rinunciare a godere dei benefici derivanti dai progressi
della ricerca, Inoltre, come si può immaginare quali patologie in un futuro lontano potrebbero
portare una persona ad uno stato di incapacità, addirittura prevedendo oggi di essere privati in
futuro di alimentazione e idratazione? Le disposizioni anticipate di trattamento sono volontà non
attuali, che dovranno essere attuate obbligatoriamente in un momento successivo, quando il
progresso scientifico e tecnologico potrebbe aver mutato il quadro ipotizzato. La norma non
prevede di poter disapplicare le disposizioni anticipate di trattamento neppure nel caso in cui le
stesse non siano più attuali dal punto di vista scientifico.
Confidiamo che la classe politica ed i Sammarinesi tutti sappiano giungere a risultati diversi da quelli
preconizzati dagli estensori del progetto di legge, per il bene, quello vero, della nostra comunità.
DELLA DIOCESI DI SAN MARINO-MONTEFELTRO













