Fiorella Mannoia: «I 5 Stelle? Sono arrabbiata, ma non mi pento di aver sperato in loro»

C’è da dire, e molto, sull’Italia e il mondo d’oggi, su cosa significhi essere artista e cittadina in una realtà che “sembra assuefarsi all’odio”. Una “Personale” in suoni e immagini, e un tour che partirà da Firenze il 7 maggio. É questo – “Personale” (Sony) – il titolo del nuovo progetto di Fiorella Mannoia, voce unica della scena musicale italiana e, oggi, anche sguardo fotografico sulla realtà. La cantante romana ha da poco (“due anni”) scoperto la passione per la fotografia, e sceglie così un elegante spazio milanese, a due passi da un tempio della musica come il Conservatorio “Giuseppe Verdi”, per raccontare il suo nuovo album con il corredo di una mostra di scatti realizzati in giro per il mondo. Tredici sono i brani interpretati dall’artista nel disco, tra cui anche una “canzone sospesa”, come la definisce lei, e numerosi autori coinvolti, da Luca Barbarossa per “L’amore al potere”, a Amara e Marialuisa De Prisco per il singolo “Il peso del coraggio” all’amico di sempre Ivano Fossati per “Penelope”.

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“La canzone sospesa – spiega Fiorella – è come un caffè sospeso, quella tradizione napoletana di lasciare un caffè offerto agli sconosciuti nei bar. E di Napoli parla ‘Creature’ dell’esordiente Antonio Carluccio. Io non lo conoscevo, l’idea è stata del produttore Carlo Di Francesco. Spero che altri colleghi illustri prendano questa abitudine: di ospitare bravi autori sconosciuti nei loro dischi”. E anche questa è una forma di ottimismo dell’artista romana in un momento nel quale, dice, ne serve parecchio. Se le si parla del suo supporto e successivo distacco dal Movimento 5 Stelle, Mannoia non sfugge: “Pentita dell’esposizione? No, sono più arrabbiata che pentita. Non mi pento di aver sperato. Io mi espongo sempre, senza calcolo. E comunque negli Usa attori e cantanti si espongono, vanno ai congressi, supportano politici. Qui da noi tutto ciò fa scandalo, chissà perché. Il mio ottimismo resta: ad esempio, viene dai giovani scesi in piazza per l’ambiente. A deludere loro è stata la politica, non gli argomenti della politica. In tutta ciò, poi, noto focolai di ribellione, di cui canto anche nel brano ‘Resistenza’. I giovani, oggi, temono per il loro futuro”. C’è poi, per Mannoia, un problema di linguaggio: “A temi complessi si danno risposte odiose. Un conto è dire che l’immigrazione è incontrollata e un conto è sintetizzare con motti tipo ‘la pacchia è finita’, o con i tweet di Trump”. Leggo.it