Firenze. Nuda in casa, americana strangolata. Il fidanzato scopre il cadavere

Carabinieri cadavereALLE 3 del mattino il cagnolino beagle di Ashley Olsen, una bella statunitense di 35 anni, originaria della Florida, era in strada, a due passi da piazza del Carmine, cuore dell’Oltrarno, fra San Frediano e Santo Spirito. «Faceva la pipì in continuazione, sembrava terrorizzato» dirà poi chi l’ha notato senza la sua padrona. A quell’ora, forse, lei era già stata ammazzata: strangolata, forse con dei laccetti, in un monolocale di via Santa Monaca preso in affitto da alcuni mesi. L’hanno trovata nuda, giù rispetto al soppalco, il suo boy friend fiorentino, un pittore emergente, e la proprietaria del mini appartamento. «Da tre giorni non la sentivo, né vedevo, avevamo avuto una discussione. Se ci fossi stato io con lei, non sarebbe accaduto» dirà poi lui. Che, allarmato da quel silenzio, ha cercato la padrona di casa del monolocale, si è trovato con lei sotto la casa di Ashley, al numero 3. Sono saliti al primo piano, hanno aperto e ritrovato distesa a terra la donna, immobile. E hanno visto quei segni sul collo, graffi e lividi, sinistri e inequivocabili. Hanno telefonato al 113. La squadra Mobile un’idea se l’è disegnata presto. Accantonata l’ipotesi del suicidio, decisivo è stato, per ora, l’esame esterno del corpo fatto dai medici legali dottoressa Focardi e dottor Palandri con il sostituto procuratore di turno, Solinas. Massimo riserbo sulla scena del crimine. C’è chi parla di un locale in ordine, chi di una scena raccapricciante. E la memoria è andata a un altro grande caso di nera: l’omicidio Meredith Kercher.

SUBITO è iniziato l’accurato lavoro della Scientifica: tamponi sul corpo della bionda americana, rilievi di impronte. E della Polposta: la ricerca del telefonino della giovane e del suo pc (aveva un coloratissimo profilo facebook che rimanda a belle serate in compagnia di tanti amici), come di ogni altro elemento utile a fissare presenze, le ultime, l’ultima, sul luogo del delitto. Solo a tarda sera il procuratore capo Giuseppe Creazzo ha confermato nome e causa della morte, riservandosi una risposta finale all’esito dell’autopsia. Gli esami dei tessuti, e quant’altro, completeranno il quadro. Nel frattempo, dopo essere stati sul posto, come persone informate dei fatti erano già in questura a ripondere alle domande i vicini di casa e altri conoscenti della ragazza. Soprattutto sono stati ascoltati la proprietaria di casa, il fidanzato di Ashley e il padre, appassionato di arte, trasferitosi dal 2012 a Firenze con la figlia.

LEI ALL’INIZIO viveva col padre, da tempo invece stava da sola, prima in un altro appartamentino, più di recente in via Santa Monaca. Non avevano problemi economici. Una ragazza bella, solare, che certo non passava inosservata. Una vita delicatamente
bohemienne, quella di Ashley, innamorata di Firenze dopo essersi diplomata in Fashion marketing al The Art Institutes. Non aveva pare un’occupazione fissa. Anche il suo fidanzato è appassionato di pittura. È stato lui che l’ha ritrovata cadavere a dover fornire le maggiori informazioni, per orientare le indagini. Ha detto alla polizia che dopo il litigio «tre giorni fa», ha tentato più volte di chiamare Ashley al telefono, senza avere risposta. Poi ieri dopo pranzo si è deciso ad andare a cercarla. Accompagnato dalla proprietaria del monolocale perché lui non conviveva con la ragazza e non aveva le chiavi di casa. «Something strange happenened here», qualcosa di inconsueto accadde qui. È la scritta a lettere luminose affisse a un muro anonimo. Una foto di Ashley. L’aveva postata sul suo profilo. Riletta ora, sembra un segno premonitore del suo atroce destino.

La Stampa