Flottiglia verso Gaza, l’Idf pubblica documenti: “Collegamenti diretti con Hamas”. Crosetto teme incidenti, Tajani chiede garanzie, Ankara pronta ad assistere

Alla vigilia del passaggio in acque ad alto rischio della Global Sumud Flotilla, l’esercito israeliano (Idf) ha reso pubblici alcuni documenti ufficiali rinvenuti a Gaza che, secondo la sua versione, proverebbero un coinvolgimento diretto di Hamas nel finanziamento della spedizione navale. Una rivelazione che alza ulteriormente il livello di tensione attorno alle quarantasei imbarcazioni dirette verso la Striscia con a bordo oltre 500 attivisti internazionali, tra cui una quarantina di italiani.

A handout image of the boat named Ahed Tamimi sailing in the waters off the island of Crete, which is to join the Global Sumud Flotilla that has come under drone attack while trying to deliver aid to Gaza and break Israel’s naval blockade, as seen from the boat Vangelis Pissias, September 25, 2025. March To Gaza Greece/Handout via REUTERS THIS IMAGE HAS BEEN SUPPLIED BY A THIRD PARTY

Le carte dell’Idf: “Le navi appartengono a Hamas”

Nei documenti diffusi dall’Idf compare una lista di nomi legati alla Pcpa – Conferenza per i Palestinesi all’Estero, nella quale figurano alti funzionari considerati parte dell’ala internazionale di Hamas. Tra questi, Zaher Birawi, da anni indicato come uno dei leader delle flottiglie pro-Gaza in Europa, e Saif Abu Kashk, amministratore delegato della società spagnola Cyber Neptune, che possiederebbe decine di imbarcazioni utilizzate nella missione.

Secondo l’esercito israeliano, quelle barche sarebbero in realtà “segrete proprietà di Hamas”, un’accusa che potrebbe ridefinire la natura stessa dell’iniziativa presentata come missione umanitaria.

La rotta verso la “zona rossa”

La Flotilla, con equipaggi provenienti da 44 Paesi diversi, intende raggiungere le acque prospicienti Gaza mercoledì, entrando nell’area di intercettazione a circa 100-120 miglia nautiche dalla costa. Da lì le imbarcazioni saranno senza la copertura della fregata italiana Alpino, che per direttive militari non entrerà nella zona considerata “teatro di guerra”.

Nonostante gli avvisi, gli attivisti ribadiscono di voler proseguire fino alla Striscia, ritenendo la traversata l’unico canale possibile per aprire un corridoio umanitario.

Le preoccupazioni italiane e l’allerta diplomatica

In Italia cresce l’ansia per la sorte dei connazionali presenti a bordo. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha espresso timori concreti per possibili incidenti, sottolineando che preferirebbe “che gli attivisti fossero fermati solo con arresti, senza degenerazioni violente”. Ha ricordato infatti il precedente del 2010, quando un blitz sulla nave Mavi Marmara costò la vita a dieci cittadini turchi.

Il titolare della Farnesina, Antonio Tajani, ha ribadito di aver chiesto al governo israeliano garanzie di sicurezza per i cittadini italiani, sollecitando che ogni eventuale intervento avvenga senza l’uso della forza.

Ankara: “Pronti ad assistere la Flotilla”

Dalla Turchia arriva un messaggio esplicito: il ministero della Difesa ha dichiarato che, se necessario, le forze armate turche sono pronte a fornire soccorso e assistenza umanitaria alle navi civili, monitorando costantemente la missione “in conformità al diritto internazionale e ai valori umanitari”.

Tra determinazione e rischi in mare

Non sono mancati intoppi tecnici nel convoglio umanitario: problemi meccanici a due imbarcazioni hanno richiesto l’intervento della nave Life Support di Emergency, che ha trasbordato dodici passeggeri su altre barche, mentre la Mezzaluna Rossa – con il supporto di unità turche – ha consegnato ulteriori aiuti alla Flotilla.

Gli attivisti insistono sul carattere umanitario della missione, ma la pubblicazione dei documenti israeliani e le tensioni tra governi mettono in luce il rischio di una nuova crisi internazionale. La “battaglia delle narrative” si gioca ora tra chi vede nelle barche del Global Sumud un canale di soccorso alla popolazione di Gaza e chi vi intravede un’iniziativa coperta, sostenuta e gestita da Hamas.