
L’attuale scenario di una possibile acquisizione di quote di Romagna Acque da parte di San Marino ha scatenato in me dubbi e riflessioni sulla convenienza e sulle possibili conseguenze di tale mossa. Questa iniziativa, peraltro confermata dal Presidente di Romagna Acque dott. Bernabè che ha parlato in una recente intervista al Corriere Romagna di una lettera di interesse inviata dall’Azienda Autonoma di Stato per i Servizi Pubblici (AASS) di San Marino, suscita preoccupazione riguardo sia all’autonomia idrica del nostro stato che alla sua fattività economica.
Vorrei pertanto esaminare attentamente le implicazioni di questa decisione, focalizzandomi sui vari aspetti critici e sulle motivazioni che sottendono questa mossa che a mio parere è alquanto azzardata e che si colloca immediatamente dopo il disastroso ed imbarazzante caos bollette, che ancora pare non si sia concluso.
Uno dei punti focali del dibattito è il timore di perdere l’indipendenza nell’approvvigionamento delle risorse idriche. Se San Marino acquisisse quote di Romagna Acque, sarebbe inevitabilmente soggetto alle decisioni del Cda della stessa società che detiene anche la proprietà di Ridracoli, senza avere voce in capitolo all’interno dell’ente.
Questo potrebbe lasciare San Marino in una posizione di dipendenza, privando il paese della capacità di gestire autonomamente le proprie risorse idriche e di decidere in modo indipendente le strategie per affrontare eventuali emergenze legate all’approvvigionamento idrico.
In una sola parola saremo in balia di terzi e, stavolta, non potremo ribellarci come fieramente, nel corso dei secoli, i sammarinesi hanno fatto contro quei despoti che volevano assoggettarla.
La proposta di acquisire quote di Romagna Acque comporterebbe la spesa di milioni di euro da parte di San Marino ed i vantaggi concreti di questa mossa sono dubbi e contestabili. La collaborazione con Romagna Acque potrebbe non fornire un netto miglioramento rispetto all’accordo economico già in essere, e di conseguenza, l’investimento economico sembrerebbe eccessivo e poco vantaggioso.
Un altro aspetto preoccupante riguarda la possibile condivisione delle risorse con Romagna Acque e gli altri enti italiani. Questo potrebbe comportare una gestione condivisa delle risorse, limitando la libertà decisionale di San Marino nella protezione e nell’utilizzo delle proprie risorse idriche.
Va notato infine che nel programma di governo dell’attuale esecutivo era inclusa la creazione di fonti di approvvigionamento idriche in territorio, mediante la realizzazione di pozzi e la creazione di un bacino imbrifero a Gorgascura. Queste alternative sembrano essere state ignorate a favore dell’acquisizione di quote di Romagna Acque, una scelta che potrebbe rivelarsi un passo indietro rispetto all’obiettivo di garantire l’indipendenza nell’approvvigionamento delle risorse idriche e un clamoroso punto nero, o smacco, dell’attuale governo sul fatto di non rispettare il suo stesso programma, ma anzi fare il contrario; questo poi in campagna elettorale potrebbe venire fuori.
L’acquisizione di quote di Romagna Acque da parte di San Marino si presenta come un’azione discutibile e pericolosa, soprattutto alla luce delle preoccupazioni riguardo all’indipendenza idrica del paese e degli accordi già esistenti con le altre realtà locali.
L’investimento economico elevato, in un momento dove lo stato di San Marino ha un debito pubblico rilevante, e l’incertezza riguardo ai benefici effettivi pongono interrogativi sull’efficacia di questa mossa.
Prima di intraprendere una decisione così rilevante, il governo di San Marino dovrebbe valutare attentamente gli aspetti critici e le conseguenze di questa acquisizione di quote di Romagna Acque, al fine di garantire una gestione sostenibile, anche da un punto di vista economico, e indipendente delle risorse idriche del paese.
E come mai questa boutade del governo o forse solo del direttore Chiaruzzi? Un’altra grossissima e sciagurata cantonata dopo la disastrosa gestione della questione bollette?
Stavolta spenderemo milioni di euro per far parte di un ente in cui non conteremo nulla e saremo per sempre soggetti ai voleri di terzi forensi, molto meglio spendere i nostri soldi a casa nostra, con le nostre ditte e con i nostri consulenti ed essere fieramente indipendenti dove è possibile. Abbiamo una risorsa in territorio che va sprecata ogni anno ed in questo periodo non è più accettabile!
IN SOSTANZA, A MIO PARERE, SI FA TUTTO IL CONTRARIO DI QUELLO CHE SI DOVREBBE FARE PER L’INTERESSE E PER IL BENE DEL PAESE.
Marco Severini
Ecco chi sono i proprietari di ROMAGNA ACQUE – SOCIETA’ DELLE FONTI Spa.