Martedì scorso udienza scoppiettante a Forlì per il processo Asset, denominato “Re Nero” che sta volgendo al termine. Dopo le audizioni dei consulenti tecnici della difesa, il dott. Donato Caccavella ed il Generale Umberto Rapetto (probabilmente il massimo esperto al mondo di computer forensic, pensate che ha catturato gli Hacker che avevano penetrato il Pentagono e per questo è stato insignito dal Presidente degli Stati Uniti!) che hanno portato un duro colpo al lavoro della squadra mobile di Forlì, altri colpi di scena non sono mancati con il difensore di Ercolani e Tabarrini, infatti il Prof. Alessandro Diddi (per intenderci quello che nel processo Mafia Capitale difendendo il principale imputato Salvatore Buzzi, ha fatto cadere l’aggravante del metodo mafioso) ha chiesto di ascoltare come testimone nientemeno che il dott. Fabio Di Vizio, allora magistrato a capo delle indagini, poiché secondo il difensore romano avrebbe redatto un documento con dei contenuti non rispondenti ai fatti, che avrebbe causato la cancellazione dei server. L’udienza si è conclusa con un vortice di questioni procedurali culminata con il deposito di una memoria da parte sia del Prof. Diddi che dell’Avv. Filippo Cocco (difensore di Cassa di Risparmio di San Marino quale istituto che ha assorbito Asset Banca e che è divenuto pertanto responsabile civile nel processo, ove sono attualmente sottoposti a sequestro preventivo oltre 10 milioni di euro riferiti alla Banca) volta a fare dichiarare inutilizzabili le intercettazioni telefoniche, compiute al tempo anche sulle utenze telefoniche sammarinesi. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 30 gennaio con il Tribunale che dovrà districarsi dalla pioggia di questioni avanzate dai difensori, poi all’esito verrà stabilito il calendario delle arringhe che si annunciano piuttosto lunghe e complesse, con la sentenza prevista per la prossima primavera. Ultimo dato. Non è stata data la possibilità alla difesa di ascoltare quella presunta frase tanto incriminata – “sono il re del nero” – che come più volte sostenuto dagli imputati non c’entrava nulla con i risparmi e dove qualcuno si è divertito a pubblicare un libro. Ma dove sono le prove?
Repubblica Sm