Da quando è nato guarda il mondo attraverso una fitta coltre di nebbia. Ora, finalmente, potrà vedere di nuovo grazie ad un complesso trapianto di cornea che ha avuto luogo proprio due giorni fa a Villa Igea. Protagonista della vicenda è un bambino siriano di sei anni che, insieme ai genitori, ha percorso 3.500 chilometri e superato tante difficoltà proprio per poter essere operato a Forlì. «Il piccolo è affetto da una patologia genetica: l’endotelio corneale. Sin da quando è nato vede solo ombre, come se guardasse le cose da dietro il vetro smerigliato di una doccia – spiega il pofessor Massimo Busin, il medico che ha svolto l’operazione –. I genitori hanno consultato internet e hanno individuato il mio nome, così hanno cercato ogni strada per poter portare il piccolo in Italia. Ci sono riusciti grazie alla onlus ‘Il cuore in Siria’ che ha fatto da intermediaria. Per noi è stato un piacere operare il piccolo gratuitamente».
Mercoledì si è svolta con successo l’operazione al primo occhio e fra tre settimane sarà il turno del secondo. Poi il piccolo potrà per la prima vedere con chiarezza il viso dei genitori e, con loro, fare ritorno a casa. «Oggi abbiamo a disposizione tecniche nuove e molto rapide – spiega Busin –. In questo caso mi riferisco alla cheratoplastica lamellare posteriore, che permette di agire direttamente sull’area danneggiata. Il bambino sta bene e già in queste ore comincerà a vedere molto meglio». Nell’unità oculistica di Villa Igea ogni anno hanno luogo oltre 500 trapianti di cornea, il 10% dei quali su pazienti pediatrici ed è costante l’attività di ricerca, condotta proprio dal professor Busin, un vero e proprio luminare nel campo dell’oftalmologia insignito di numerosi premi internazionali. L’intervento, però, non sarebbe stato possibile senza l’impegno dell’associazione ‘Un cuore in Siria’ che non solo ha contattato il dottor Busin per conto della famiglia, ma ha anche curato i rapporti con la Farnesina, riuscendo ad ottenere un visto di tre mesi e un alloggio per i genitori del piccolo, che è stato offerto dalla curia forlivese.
«La situazione in Siria è molto difficile – spiega Claudia Centi, presidente della onlus –. La madre del piccolo fortunatamente lavora ancora come impiegata, ma il padre lavorava per una multinazionale che oggi a Damasco non esiste più. Avevano bisogno del nostro aiuto per ridare la vista al loro bambino, così siamo intervenuti noi. Li ho aspettati io all’aeroporto di Malpensa – continua Claudia –. Erano emozionati e spaventati. Il piccolo, forse, è il più coraggioso di tutti. Poche ore prima dell’intervento il padre gli spiegava quello che stava per succedere: ‘Ora ti opereranno e dopo tu potrai vedere’, gli diceva. E mi accorgevo che il bambino non aveva paura: era solo emozionato e felice». Il Resto del Carlino