Riceviamo e pubblichiamo
Caro direttore,
l’assoluzione di Lucio Amati, oltre che a darmi un senso di pace (non ho mai goduto nel veder messe alla gogna le persone specialmente , a maggior ragione i miei connazionali), mi ha fatto scattare all’indietro le lancette del tempo.
Sarebbe molto divertente,oggi, estrapolare tutti gli interventi pubblici che i vari “mammasantissima” della politica sammarinese (e non solo) si sono divertiti – con una certa disinvoltura e boria – nei confronti di Lucio Amati, della sua vita imprenditoriale e della vicenda giudiziaria in cui è dolorosamente incappato.
Potremmo raccogliere un discreto materiale che, ne sono convinto, renderebbe lividi quei personaggi – ai tempi mossi dall’impeto della trasparenza – pronunciava sentenze inappellabili manco fossero dei togati o dei giureconsulti.
Ma poi cosa resterebbe oltre a una soddisfazione effimera?.
Effimera perché, a fronte delle sofferenze vissute da Lucio e dai suoi famigliari, si tratterebbe di un mero palliativo.
Ma il problema è tutto li.
L’assoluzione chiude, sia pure oltremodo tardivamente, un lungo capitolo di sofferenze a cui nessuno potrà porre – in alcun modo – riparo.
All’interno di questo capitolo alcuni settori della politica e dei rispettivi poteri forti di riferimento hanno allegramente pascolato.
Piegando non solo la vita di uno stimato sammarinese, ma avvallando – chi più o meno consciamente – un progetto di impoverimento generale a vantaggio di pochi.
Forza Lucio, Forza San Marino!.
Un lettore