FRANCESCA MICHELOTTI (CONSIGLIERE SU E DIRETTORE DEL M– USEO DI STATO) INTERPELLA SUL “M– USEO DELLE MUTANDE A SAN MARINO”

Solo recentemente mi è capitato di leggere due comunicati d’agenzia diffusi da Adnkronos il 22 luglio scorso. Entrambi pubblicizzavano con dovizia di particolari piccanti e gustosi, allo scopo di deliziare i lettori, i tre musei di un imprenditore che, dopo Praga e Siena, anche a San Marino ha installato una delle sue creature. Si tratta del Museo delle Curiosità, una pregevole struttura condotta con grande professionalità e competenza nella quale è esposta una rassegna di oggetti strani e di realistiche e ben fatte riproduzioni di personaggi da Guinnes dei primati.
Fino a qui nulla da ridire. Il Museo delle Curiosità costituisce infatti uno dei poli di maggiore successo del sistema museale privato sammarinese e arricchisce con un’attraente opportunità l’offerta turistica del nostro Paese. Dunque la promozione di questa interessante e vivace realtà imprenditoriale non può che trovarci tutti favorevoli.
Forse i lettori più morigerati possono avere provato fastidio dall’indugiare pruriginoso dell’articolista sulla descrizione degli esemplari più significativi e rari esposti nel Museo delle Macchine del Sesso di Praga ma, pur non condividendo facili moralismi, debbo francamente ammettere che l’associazione del nome di San Marino alle descrizioni di poltrone amatorie, vibratori ottocenteschi e vasi da notte voyeristici ha infastidito anche me. Tutto questo può fare parte legittimamente del ‘colore’ di un pezzo giornalistico e dunque ancora nulla da eccepire; ciò che invece mi ha letteralmente fatto sobbalzare è stata la dichiarazione virgolettata dell’imprenditore il quale entusiasticamente afferma: “Mi piacciono le sfide e la ricerca e ora penso ad un nuovo museo, quello delle mutande, forse sempre a San Marino, da dove sono partito, ma per il momento mi limito a fare ricerca.”
Mi auguro che la ricerca duri molto a lungo e che ci sia risparmiata la presenza di un tale ‘museo’ nel nostro territorio, magari all’ombra delle mura secolari, dei monumenti e delle fortificazioni grazie alle quali il nostro Centro Storico è stato eletto patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
E’ invece doveroso sottolineare come l’informazione in questione sia stata rilasciata da un’Agenzia che, in una fase di tagli dolorosi alla spesa pubblica, riscuote centinaia di migliaia di euro dal Governo proprio per rilanciare l’immagine della nostra Repubblica.
Mai bersaglio è stato mancato così clamorosamente come in questo caso. Aggiungo un dettaglio non irrilevante che l’estensore dei due articoli non poteva permettersi di ignorare: dopo la sofferta questione giudiziaria del “Re nero”, di ‘mutande’ a San Marino proprio non si dovrebbe parlare (a meno che l’industrioso imprenditore museale non si sia già accaparrato il reperto originale per la sua collezione di memorabilia).
Nell’angosciosa attesa di sapere se l’immagine della Repubblica di San Marino non stia rischiando di naufragare nelle morbosità da sexy shop, nelle avventure del gioco d’azzardo (strada quest’ultima ben più pericolosa di qualsiasi discutibile museo e molto più accreditata nel nostro Paese grazie anche a una fitta schiera di famelici sostenitori), e nella ricerca esasperata di settori economici di nicchia poco coerenti con i parametri qualitativi richiesti dal Piano di Gestione del sito Unesco,

interpello il Governo per sapere

quale progetto di rilancio e promozione dell’immagine del Paese il Governo sta conducendo;

se le iniziative di comunicazione, informazione e promozione in atto corrispondono agli indirizzi del Consiglio Grande e Generale e alle finalità dichiarate di servire un nuovo e più virtuoso modello di sviluppo;

quale spazio occupano nelle iniziative di comunicazione, informazione e promozione in atto gli orientamenti indicati dal Piano di Gestione del Sito Patrimonio Unesco dell’Umanità;

se le agenzie di pubblicità e di comunicazione e i professionisti coinvolti nelle iniziative in atto hanno mandati precisi ed inequivocabili sull’obiettivo di riabilitare la reputazione della Repubblica promuovendo la comunicazione e la conoscenza del suo tessuto operoso e onesto, delle sue più autentiche vocazioni storiche e culturali, del suo portato valoriale; e soprattutto se qualcuno li controlla, li indirizza, li ispira”.

Francesca Michelotti