Apprendo dal sito di Banca Centrale che questa ha indetto una selezione di personale, classificato come “risorse junior”, che prevede fra i requisiti necessari un’età non superiore ai trentuno anni.
Nulla da obiettare sull’autonomia decisionale di Banca Centrale quando recluta i propri funzionari o impiegati pretendendo le condizioni e i profili professionali che ritiene più adeguati ai propri scopi, tuttavia il limite anagrafico imposto denota una discrezionalità ingiustificata e ingiusta, soprattutto perché lesiva dei diritti dei cittadini così come indicati all’art. 4 della Dichiarazione dei Diritti: “Tutti sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di condizioni personali, economiche, sociali, politiche e religiose”.
Banca Centrale sta cercando personale ‘junior’ e si ritiene legittimata a considerare ‘senior’ gli ultratrentunenni, c’è da credere che un quarantenne possa sentirsi un relitto umano. Poi ci si chiede perché 31 e non 30 o 32: come si può stabilire un limite tanto intransigente per un ruolo, anche se avventizio? E’ ovvio come l’età appartenga alla categoria ‘condizioni personali’, ma la violazione di un principio sacrosanto di diritto appare particolarmente odiosa in questo momento difficile per tante persone che hanno perso il lavoro o che non lo hanno mai avuto e che, beffati proprio dai loro anni, si vedono sottratta una ambita e purtroppo rara opportunità di occupazione.
Interpello dunque il Governo per chiedere se e come intende affrontare la questione affinché Banca Centrale emendi il bando di selezione viziato da incostituzionalità e affinché, esercitando il suo ‘insindacabile giudizio’ nella scelta fra i candidati al posto, Banca Centrale si attenga rigorosamente ai principi costituzionalmente garantiti.
Francesca Michelotti












