FRANCIA 2017. ANALISI E SCENARI DEL VOTO PER L’ELISEO

A prescindere dall’esito del ballottaggio di domenica 7 maggio, la rottura è avvenuta. Una discontinuità che sconvolge l’impianto costituzionale della Quinta Repubblica instaurata da De Gaulle con il referendum dell’ottobre 1958.

Per la prima volta i due partiti tradizionali sono esclusi dalla volata finale. Una novità assoluta per i gollisti, un’inevitabile batosta per i socialisti che avevano conosciuto il trauma del 2002 con la cocente eliminazione al primo turno del premier uscente Lionel Jospin. Stavolta non ci sarà l’unità del fronte repubblicano socialgollista che sbarrò la porta dell’Eliseo a Jean Marie Le Pen riconfermando Jacques Chirac per un secondo mandato. Le Pen padre era il leader storico dell’estrema destra erede della Francia collaborazionista filo-tedesca di Vichy. Marie è il cambiamento verso posizioni di destra che basano la piattaforma programmatica sull’euroscetticismo, la lotta senza quartiere al terrorismo e al degrado sociale, la salvaguardia dei valori nazionali. Un mix di proposte catalogata nella terminologia della scienza della politica in ultradestra euroscettica populista xenofoba.

Tuttavia siamo oltre a tali classificazioni. La Francia è sempre la nazione spaccata a metà come affermato dal politologo Andrè Siegfried. Ma non più sulle conquiste della Rivoluzione del 1789, bensì sull’appartenenza alla famiglia europea. Ricordiamo che il referendum del settembre 1992 sul Trattato di Maastricht si impose con il 51% solamente grazie all’intervento televisivo dell’allora Presidente Francois Mitterand tre giorni prima della consultazione. Pertanto l’anima anti-europea è da sempre congenita al quadro politico basti pensare al voto contrario del Senato che nel 1955 affossò la CED Comunità Europea di Difesa che ha privato l’Ue di una sua struttura militare, ibrido dell’UEO a parte, costringendo a delegarsi alla NATO.

Altro particolare che gli osservatori hanno incredibilmente tralasciato l’interrogativo delle elezioni legislative che si svolgeranno a giugno. Avremo probabilmente, a meno di clamorose sorprese, una coabitazione inedita tra un Presidente senza partito (Macron) o un Presidente della destra nazionalista (Le Pen) con una maggioranza parlamentare della destra repubblicana. Effetto del sistema elettorale maggioritario a doppio turno che avvantaggia i due partiti tradizionali. Come recita una strofa di una celebre canzone di Battisti il futuro lo scopriremo vivendo.

Salvatore Occhiuto