La Francia sceglie oggi il suo presidente tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen, con un voto decisivo per il futuro dell’Eliseo e dell’Europa . Un’ombra, però, ha avvelenato la vigilia della consultazione: il sabato del tradizionale silenzio è stato rotto dall’eco della denuncia di un cyber-attacco “massiccio e coordinato” contro la squadra del candidato centrista Macron.
Ombra hacker sul voto
In rete sono finite migliaia di mail, documenti contabili e altri file rubati nelle scorse settimane da account pubblici e privati di dirigenti del movimento En Marche! E volutamente mischiati con false informazioni, per un totale di nove gigabyte di dati. L’utente che ha diffuso i file si è firmato EmLeaks e ha usato un link di WikiLeaks che si è però immediatamente detta estranea all’operazione. Il #Macronleaks potrebbe essere partito dagli Usa: i media britannici hanno rivelato che dietro i primi tentativi di diffusione sui social network potrebbe esserci un gruppo di estrema destra americano molto attivo su Internet.
Immediata la reazione del Front National della sfidante per la corsa all’Elise, Marine Le Pen, che ha denunciato i lati oscuri di Macron che sembrano emergere dalle mail: “I ##macronleaks insegneranno cose deliberatamente uccise dal giornalismo investigativo?”, ha chiesto con un tweet il vicepresidente, Florian Philippot. La commissione nazionale di controllo della campagna presidenziale intanto ha diffidato i media dal “dar conto dei contenuti” dei file pubblicati dagli hacker, ricordando che “la diffusione di false informazioni è passibile di essere perseguita a norma di legge”.
Urne blindate
Il colpo al candidato favorito ha aggiunto tensione ad una campagna che si è svolta, per la prima volta, in una Francia in stato d’emergenza. Per questo, dopo che il governo ha ribadito che “la minaccia terroristica continua ad essere al massimo livello”, le urne oggi saranno più blindate che mai: 50.000 poliziotti e gendarmi si aggiungeranno ai 7.000 militari dell’operazione di prevenzione del terrorismo.
Incognita indecisi
Sono 44 milioni e 600 mila i cittadini chiamati a votare nei 65.000 seggi che chiuderanno alle 19, un’ora dopo nelle grandi città. Grande incognita sarà l’astensione; è infatti la prima volta negli ultimi 60 anni che nessuno dei gradi partiti tradizionali di sinistra e di destra ha un candidato nell’ultimo turno dell’elezione presidenziale. A pesare sul voto quindi sarà l’affluenza e saranno gli indecisi. Ma anche le tante anime di un Paese colpito più volte dal terrorismo.
Skytg24