In Friuli scatta l’allarme invasione Migranti, super vertice al Viminale

IMMIGRATIIL VIMINALE nega. Nega che esista pressione ai confini orientali del Friuli Venezia Giulia, nega che la riunione con i questori di Trieste, Udine e Gorizia – che si è svolta ieri a Roma nel massimo riserbo – sia stata mirata sulla possibilità, sempre più concreta, che il flusso della disperazione arenato in Slovenia si riversi in Italia se l’Austria chiuderà i confini come ha annunciato. Vienna ha inviato trecento uomini alla frontiera slovena con l’ordine di sbarrare tutto, se i gruppi di stranieri dovessero aumentare. Le autorità slovene stanno allestendo due tendopoli a ridosso di di Trieste (a Sezana e Punta Grossa) e l’intento è chiaro: cercare di smistare verso l’Italia il grosso dei migranti che puntano ad arrivare in Germania e negli altri Paesi del Nord. «Nessun tipo di problematica è emersa alla frontiera orientale», fanno sapere gli uomini di Alfano al termine di quella che è stata definita una «riunione tecnica e di analisi degli scenari» anche se, in regione, la tensione cresce e il timore di ‘un’invasione’ in Friuli Venezia Giulia è talmente concreto che l’assessore Gianni Torrenti assicura che da Roma sono già arrivati rinforzi per le forze dell’ordine. Circostanza negata da chi è sul campo e, a parte due squadre del Reparto Mobile presenti nei giorni scorsi per un’operazione specifica, non ha visto nessuno. Ma, soprattutto, circostanza negata dalla riunione di Roma nella quale si è deciso, per adesso, di non mandare personale in aggiunta ai confini orientali.

SI FA con quel che c’è. Per ora. La polizia di frontiera è ferma ai 110 uomini sopravvissuti ai tagli successivi al 2007 e gli addetti all’ordine pubblico son in affanno per gli organici ristretti. «C’è grande preoccupazione – insiste il segretario del Sap Gianni Tonelli – almeno per quest’anno, considerando gli eventi eccezionali collegati all’immigrazione e l’apertura del Giubileo, il governo dovrebbe decidere lo sblocco del turn over per rinforzare gli organici».
Intanto si innalzano nuovi muri. Un’ulteriore barriera dividerà Slovenia e Croazia. Dopo gli sbarramenti ungheresi e in attesa che oggi il vertice europeo dica una parola chiara sull’emergenza, la risposta è il filo spinato che tramuta Schengen nell’illusione di un’unità mai raggiunta. La Croazia non sta a guardare (conta già 30mila ingressi in 5 giorni) e ha chiesto alla Grecia di non indirizzare più i migranti verso il suo territorio e l’Ungheria ha deliberato di impiegare i militari per impedire l’accesso illegale. La legge approvata prevede che le forze ungheresi possano usare armi non da fuoco con proiettili di gomma, bombe assordanti, gas lacrimogeni e pistole che sparano reti per la cattura delle persone.
Dall’inizio dell’anno in Ungheria sono transitati 225mila migranti e anche se la stragrande maggioranza ha proseguito verso i Paesi del Nord, Budapest ha realizzato una barriera di filo spinato di 175 chilometri per ‘murare’ il confine con la Serbia. In più ha iniziato la costruzione di altri muri nelle zone di confine con Romania e Croazia. Quest’ultimo Paese ha chiuso al traffico dei camion l’unica frontiera ancora aperta con la Serbia. «Tutti i valichi di confine tra la Croazia e la Serbia restano chiusi, con l’eccezione di quello autostradale per le auto a Bajakovo, finché Belgrado continuerà a dirigere i migranti esclusivamente verso la Croazia» ha detto il ministro degli Interni Ranko Ostojic.