La sentenza, scritta da un pezzo, è pronta per essere eseguita: l’esonero virtuale di Rudi Garcia, rimasto soltanto tale per 26 giorni, sta per diventare anche reale. Nella notte, dopo una lunghissima domenica nel segno di un’infinita serie di consultazioni tra gli Usa e Roma, gli stati maggiori romanisti, sfruttando l’arrivo (ufficialmente solo per motivi riguardanti il progetto dello stadio) a Miami del dg Mauro Baldissoni, hanno allestito per direttissima una conference call per affrontare una volta per tutte la situazione. Pallotta e Baldissoni dall’altra parte dell’Oceano, Sabatini,con il Ceo (e in quanto tale con potere di firma) Zanzi, da questa alla ricerca di una soluzione immediata. Il quadro, ancora in via di definizione, è che anche la paradossale permanenza di Garcia solo per l’assenza di alternative che mettano tutto d’accordo è appesa a un sottilissimo filo.
L’obiettivo, in queste ore frenetiche di piccole, grandi, segrete e pubbliche manovre, è risolvere definitivamente la faccenda, ovvero liquidare il tecnico attuale e annunciare il successore, nel giro di un paio di giorni. Rudi Garcia, comunque, è sempre più solo: scaricato da un pezzo dal presidente James Pallotta e dopo il deludente pari con il Milan ormai anche dai dirigenti italiani, gli ultimi alleati che gli erano rimasti. La sensazione che la Roma di sabato sera ha lasciato ai piani alti di Trigoria è che l’allenatore non possa più offrire nulla alla squadra e che il cambio in panchina sia ormai fisiologico per cercare di dare una scossa. Inoltre le pubbliche frecciate verbali che Garcia ha riservato ai preparatori atletici tanto cari a Pallotta non hanno fatto altro che indispettire ulteriormente il presidente giallorosso, già “disgustato” da un po’ di tempo dalla piega presa dalla stagione L’esonero anche materiale, a meno di nuovi colpi di scena e di testa, è davvero dietro l’angolo. Il problema, però, resta sempre lo stesso: la scelta del successore.
La strada che porta a un traghettatore fino al termine del campionato, soluzione che farebbe tutti felici e contenti e senza le mani legate a giugno, resta in salita: ci sarebbe Alberto De Rossi, tecnico della Primavera giallorossa e papà di Daniele, ma la promozione in prima squadra è da sempre assente nella lista dei suoi desideri. Di conseguenza, in assenza di altre soluzioni tampone, la Roma è sempre più sul punto di rivedere i suoi progetti: addio a Conte e Emery, la prima e la seconda scelta per la prossima stagione, e individuazione del miglior allenatore disponibile su piazza in questo momento per un nuovo progetto pluriennale. Un nome forte, ma non particolarmente gradito alla corrente dirigenziale italiana, rimane quello di Luciano Spalletti, cavallo di ritorno. Restano in piedi, come prima e più di prima, i sudamericani Marcelo Bielsa e Jorge Sampaoli così come gli italiani Marcello Lippi e Walter Mazzarri. Le prossime ore saranno quelle della verità.
La Stampa