Garlasco, i nomi chiave e i sospetti mai chiariti sull’omicidio di Chiara Poggi: le gemelle Cappa, gli amici influenti, Sempio…

Il fascicolo sull’omicidio di Chiara Poggi si concentra su un gruppo molto ristretto di persone: i cognati Ermanno Cappa e Maria Rosa Poggi, la nipote Stefania fino al momento dell’acquisto di una Smart, e quattro amici del figlio Marco, ovvero Alessandro Biasibetti, Mattia Capra, Roberto Freddi e Andrea Sempio. A fine settembre 2008, Alberto Stasi riceve l’avviso di chiusura delle indagini, mentre Rita Preda Poggi è impegnata a dettagliare agli investigatori i frequentatori della villetta di via Pascoli muniti di biciclette.

In particolare, Rita sottolinea come solo sua cognata utilizzasse una bicicletta da donna di colore nero con due borse laterali applicate sul parafango posteriore. Proprio una bici simile era stata notata e descritta con precisione da diverse testimoni nelle settimane seguenti al delitto. Franca Bermani la riconobbe già dal pomeriggio del 13 agosto 2007, memorizzandone i dettagli per i carabinieri. Manuela Travain confermò la presenza di una bici con caratteristiche analoghe poco distante dal cancello della villetta, quattro giorni dopo. Persino Rita Cappa fornì ai carabinieri una descrizione (“marca Relaig”, con portaborse laterali fucsia, anche se la scrittura ufficiale storpia il nome Raleigh). Eppure, nessuno degli inquirenti si preoccupò di fotografare o sequestrare quei mezzi, né venne fatto un confronto diretto con le testimoni per identificare con certezza la bicicletta incriminata, che più tardi avrebbe avuto un ruolo chiave nel processo contro Stasi, accusato di aver alterato i pedali sporchi di DNA di Chiara. Questo confronto, semplice ma essenziale, non venne mai effettuato: così andavano le cose a Garlasco.

Anche a distanza di quasi due decenni, le incertezze su alcuni movimenti e legami riemergono e continuano a pesare sulle indagini. Il ruolo di Ermanno Cappa, lo zio di Chiara che compariva ben cinque volte nella sua rubrica telefonica, e delle cugine gemelle Stefania e Paola – con cui la vittima si era avvicinata poco prima della tragedia – resta avvolto da un alone di mistero.

Paola, in particolare, si trovò a vivere momenti delicati e fragili: un tentativo di togliersi la vita l’11 agosto, confessato pubblicamente prima che alle autorità, lasciò emergere un racconto drammatico di violenze subite in infanzia, dettagli che nessuno degli investigatori approfondì, così come i segni sul collo notati dalle volontarie della Croce Garlaschese. Il lavoro investigativo si concentrava invece principalmente sull’ipotesi di rapina finita male e sull’indagine contro Alberto Stasi. Le gemelle Cappa furono coinvolte attivamente nelle indagini: secondo registrazioni audio risalenti a pochi mesi fa, Paola avrebbe collaborato per aiutare a “incastrare” il sospettato.

Fu Stefania a sottoporsi al colloquio registrato con Stasi in caserma a Vigevano, monitorato da microfoni e telecamere. Tra le parti più significative del dialogo, non trascritte completamente, c’è la riflessione sulla dinamica del delitto, con Stefania che suggeriva si trattasse di una rapina finita male, mentre Stasi mostrava di non conoscere l’orario esatto dell’aggressione, allora non ancora noto.

I verbali degli interrogatori rivelano anche incongruenze nei racconti dei Cappa sul giorno del delitto: Ermanno dice di essere uscito “intorno alle 8.50”, ma i dati del Telepass lo collocano a Gropello Cairoli alle 8.34, in direzione Milano. Maria Rosa, invece, sostiene di aver iniziato la spesa “intorno alle 9.30”, ma un commerciante locale la vedeva già alla guida nel paese prima di quell’ora. Paola, da parte sua, raccontò di aver appreso da una sensitiva che l’assassino sarebbe un uomo adulto con camicia, escludendo il fidanzato della cugina. Infine, Stefania dichiarò di aver avuto un ultimo contatto telefonico con Paola a mezzogiorno del 12 agosto, promessa di un incontro il giorno seguente, ma i tabulati telefonici contraddicono questa versione.

La vicenda scatenò un caos mediatico senza precedenti: il fotomontaggio con le immagini delle tre cugine, la comparsa a Garlasco di Fabrizio Corona, che tentò di coinvolgerle con la notorietà mediatica, e l’inquietante denuncia del muratore Mauro Gnocchi, che il 20 agosto segnalò la sparizione di una mazzetta da un chilo dal luogo dove Stefania faceva volontariato alla Croce Garlaschese.

Di fronte a questi fatti, il pm Rosa Muscio, primo titolare dell’indagine, decise di intercettare le conversazioni telefoniche dei Cappa per verificare la veridicità delle loro dichiarazioni. I giorni cruciali attorno al 13 agosto, però, erano ormai trascorsi.

Nei resoconti emersi dalle intercettazioni, più che altro traspare un ambiente familiare che cerca di proteggersi. Il 22 agosto Ermanno chiama la figlia per avvisarla che sta preparando un’intervista in cui chiarirà la propria posizione, rassicurandola di essere “dalla parte della giustizia” riguardo alla foto, al martello e a un sms. Nel frattempo, Stefania indaga sulla diffusione di voci sul cosiddetto “martello”, mentre l’avvocato della famiglia si mette in contatto con un collega penalista molto noto, Lucibello Geppino, che suggerisce a Paola di ascoltare le offerte mediatiche di Corona.

La tensione cresce quando Stefania rivela di tentativi di entrare in una casa a Tromello, quella del fratello Cesare, collegata a un ritrovamento inquietante di oggetti – una mazzetta, un’ascia e un attrezzo da camino – pescati nel canale vicino. Un’azione che si dice sia stata ostacolata anche da interventi politici su richiesta del padre.

Il vortice mediatico si placa per qualche giorno, fino al 27 settembre quando emerge un nuovo episodio: la testimonianza di Marco Demontis Muschitta, che descrive una donna in bicicletta nera uscire da via Pascoli la mattina del 13 agosto, con un piedistallo di camino che la fa perdere l’equilibrio. Il testimone poi ritrattò tutto e finì sotto indagine per calunnia.

Una storia intricata, fatta di ambiguità, omissioni e tensioni, che resta uno dei casi più controversi e discussi della cronaca giudiziaria italiana.