Garlasco, oggi nuovo round di accertamenti sul delitto di Chiara Poggi: periti al lavoro sui reperti

Diciotto anni dopo il delitto che scosse l’Italia intera, le indagini sull’omicidio di Chiara Poggi tornano al centro dell’attenzione con un nuovo ciclo di accertamenti tecnici irripetibili, avviati questa mattina nei laboratori della Polizia Scientifica di Milano. Si tratta del terzo atto dell’incidente probatorio disposto nell’ambito della riapertura del caso, che ora vede indagato per concorso in omicidio Andrea Sempio, amico del fratello della vittima.

Oggi, venerdì 4 luglio, periti e consulenti si sono nuovamente riuniti in questura per esaminare nuovi reperti, tra cui un frammento di tappetino del bagno macchiato di sangue, attribuito alla scarpa dell’assassino. Si tratta dello stesso elemento che, secondo la sentenza definitiva, ha condannato a 16 anni Alberto Stasi, all’epoca fidanzato della vittima.

Tra i materiali esaminati figurano anche tre tamponi prelevati dal corpo della giovane e un pelo di circa tre centimetri rinvenuto in un cestino. Ulteriori campionamenti sono stati effettuati su tracce ematiche recuperate dal pavimento della villetta di via Pascoli, teatro del delitto del 13 agosto 2007.

Le analisi hanno l’obiettivo di identificare eventuali profili genetici alternativi a quelli già noti. Durante le precedenti sessioni di lavoro, datate 17 e 19 giugno, gli esperti avevano già esaminato la spazzatura dell’abitazione, rilevando unicamente le tracce biologiche di Chiara e di Stasi. Anche le 60 impronte digitali recuperate su 34 fogli di acetato non avevano dato risultati utili, inclusa la cosiddetta “impronta 10”, ritrovata sulla porta di casa.

Oggi potrebbe arrivare anche la risposta del giudice per le indagini preliminari, Daniela Garlaschelli, alla richiesta avanzata dai legali di Stasi — Giada Bocellari e Antonio De Rensis — per autorizzare l’analisi delle “impronte latenti” su vari oggetti, tra cui l’etichetta di una confezione di Estathé e i sacchetti dei rifiuti, dei biscotti e dei cereali. In caso di autorizzazione, le analisi verrebbero avviate immediatamente.

La parte centrale dell’incidente probatorio, tuttavia, resta il confronto tra il DNA trovato sotto le unghie di Chiara e quello attribuito ad Andrea Sempio. I periti dovrebbero oggi comunicare come intendono procedere all’analisi comparativa tra questo profilo e quello finora identificato come “Ignoto 2”.

Non rientra invece negli accertamenti disposti dal tribunale l’“impronta 33”, una traccia palmare individuata sulle scale dove fu trovato il corpo della vittima. I legali della famiglia Poggi avevano chiesto di inserirla nel fascicolo, supportando la richiesta con una consulenza tecnica dell’ex esperto della Scientifica Calogero Biondi. Secondo quest’analisi, l’attribuzione dell’impronta a Sempio da parte dei consulenti della procura, Gianpaolo Iuliano (Ris di Roma) e Nicola Caprioli, sarebbe infondata, perché basata su un numero insufficiente di minuzie.

Ancora più critica la posizione degli esperti nominati dalla difesa di Sempio, ovvero l’ex comandante del Ris Luciano Garofano e l’ex ispettore della Polizia Luigi Bisogno. Secondo la loro valutazione, Iuliano e Caprioli sarebbero incorsi in un errore interpretativo, scambiando semplici interferenze murarie per caratteristiche identificative di un’impronta.